Sabine Auken: Tutti amano gli sfavoriti

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Sabine Auken (NIB)Le Maccabiadi Europee (European Maccabi Games – EMG2015) si disputeranno dal 27 luglio al 5 agosto 2015 a Berlino (Germania). E’ la prima volta che questa storica manifestazione multisportiva ebraica viene ospitata dalla Germania. Il bridge è una delle 20 discipline sportive comprese nelle Maccabiadi e Sabine Auken  è stata invitata come ambasciatrice del bridge. Ho quindi colto l’occasione per parlare con Sabine delle Maccabiadi e del bridge in generale.

 

Laura Camponeschi: Le Maccabiadi sono un evento sportivo ebraico. A quanto mi risulta, tu non sei ebrea. Come sei stata coinvolta e perché?

Sabine Auken: Negli sport non hanno importanza il colore di capelli o della pelle, le opinioni politiche o religiose, o l’orientamento sessuale. Le uniche cose che contano sono la velocità, l’altezza dei salti, quanto lontano uno lanci o getti, quanto peso uno sollevi, la bravura nel combattimento, la qualità della strategia e la competenza nel gioco.

C’è da sempre un numero sproporzionato di giocatori ebrei tra i fuoriclasse. Credo che il loro successo sia intimamente connesso ad alcuni valori della tradizione e cultura ebraica. E’ emozionante che molti di loro andranno a Berlino a mostrare il loro talento. Quando mi hanno chiesto di essere ambasciatrice della competizione non ci ho pensato un secondo. E’ un grande onore e una meravigliosa opportunità per dare visibilità sia alle Maccabiadi che al bridge. Onestamente non vedo cosa c’entri la mia religione con questa decisione.

 

LC: Nel 1999 Marc Smith ti ha intervistato nel libro “World Class”. Nel paragrafo “Il futuro”, hai detto che lo sviluppo del bridge sarebbe stato favorito dall’entrare nel medagliere olimpico. Ci siamo entrati, ma nell’ombra dei giochi della mente, quindi fuori dalle luci della ribalta. Nella stessa intervista, hai dichiarato “Il problema principale e’ trovare il modo di aprire il bridge agli spettatori”. Le Maccabiadi sono come le Olimpiadi, o i giochi del Commonwealth e Pan Americans, ma sono un evento speciale perché si gioca a bridge nello stesso momento e luogo degli altri sport. Forse questa potrebbe essere un’ opportunità di sviluppo ideale per il bridge? Che ne pensi?

 SA: Purtroppo al torneo di bridge non parteciperanno tanti Paesi come avrei voluto. Quando ho contattato giocatori in tutto il mondo per incoraggiarli a partecipare, ho scoperto che in molti Stati il bridge non è membro della organizzazione Maccabi. E anche dove lo è spesso non ha alta priorità. Quindi i fondi disponibili per mandare degli atleti alle Maccabiadi vengono di solito usati per altre discipline prima di tutto, e il bridge resta in disparte. Alla luce di questo, non mi aspetto che le Maccabiadi di questa estate siano una grande opportunità per dare visibilità al bridge, ma sarei molto contenta di sbagliarmi.

 

LC: Ciò che distingue le Maccabiadi da altre competizioni sportive è la regola ebraica del “rachmanus” (compassione e sportività). Al contrario, non credi che il bridge competitivo di alto livello stia diventando sempre più aggressivo, lasciando poco spazio alla sportività?

SA: E’ vero che in generale il bridge di alto livello stia diventando sempre più competitivo. Lo scopo è rendere la vita degli avversari il più difficile possibile e non lasciargli nessuno spazio. Tuttavia io credo che aggressività e sportività siano sconnesse e non si escludano a vicenda. Ho visto molti esempi di sportività e sono certa che ne vedrò molti altri in futuro.

 

LC: Hai qualche consiglio per i partecipanti di EMG2015?

SA: Non pensate mai di non poter vincere. Anche quando le probabilità sono contro di voi, ricordate: tutti amano gli sfavoriti.

 

LC: Che cosa rende il bridge speciale rispetto ad altri giochi della mente? Giochi a qualche altro gioco della mente?

SA: No. Per me ciò che rende il bridge unico è l’infinito numero di possibilità e situazioni. Forse mi sbaglio, ma non riesco ad immaginare nessun altro gioco della mente che si avvicini a questo.

 

LC: Il bridge è un gioco o uno sport?

SA: Nonostante il cervello non sia considerato un muscolo, richiede più energia che ogni altra parte del corpo. In quale altro sport gli atleti devono cimentarsi per 10 ore al giorno, ogni giorno per una o due settimane di fila? Non credo che ci siano molte discipline con questi requisiti a parte il bridge, ad eccezione di alcuni sport estremi. Quindi sì, il bridge è certamente uno sport, e per giunta estremo.

 

Welland - Auken (Elisabeth van Ettinger)LC: Hai smesso di giocare con la tua compagna precedente Daniela von Armin e ora preferisci giocare nella categoria Open con Roy Welland. Cosa ti ha fatto passare dalla categoria Women all’Open? Cambiare categoria e partner ha avuto un effetto sul tuo stile bridgistico?

SA: Gli eventi della categoria Women sono riservati alle sole donne. Mentre tutti possono partecipare agli eventi Open. Se si vuole giocare contro i migliori e cercare di diventare il più bravo possibile, non si può sperare di farlo giocando in eventi ad accesso limitato. Ho sognato di giocare nell’Open per molto tempo e avrei voluto farlo molto prima, se questo non fosse stato reso estremamente difficile, se non impossibile, dalle mie circostanze personali.

Roy ed io giochiamo un sistema completamente diverso da quello che giocavo prima, e mi piace moltissimo. Roy ha spesso delle opinioni uniche e controverse sull’approccio al gioco. Non sono sempre d’accordo con lui, ma mi ha certamente aperto gli occhi a nuove sfaccettature e possibilità. Giocare con Roy e’ molto divertente. Anche se non vinciamo sempre, non ci annoiamo mai.

 

LC: Nel 2006 hai pubblicato un libro che è ora un classico per gli amanti del bridge: “I love this game”. La mia domanda è: 10 anni dopo, lo ami ancora?

SA: Finalmente una domanda facile! Sì!

 

LC: Sabine, hai praticamente vinto tutto quello che si poteva vincere: c’è qualcosa che ti manca o un sogno che vorresti realizzare?

SA: Sono ben lungi dall’aver vinto tutto quello che si poteva vincere. Quindi continuerò a provarci. Agli ultimi Europei la mia squadra si è qualificata per la Bermuda Bowl in India. Questo è un sogno che si avvera! Avere un buon risultato sarebbe un altro sogno da realizzare. Vincere una medaglia è un sogno che non mi azzardo neanche a fare…

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Laura Camponeschi

[Edizione italiana a cura di Laura Cecilia Porro]

 

 

 

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