La parola a Francesco Angelini (intervista)

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Francesco Angelini, lei è uno degli sponsor più importanti del bridge italiano e mondiale: che succede oggi nel bridge italiano? Vuole tracciare un quadro della situazione? La cosa più significativa che recentemente è successa nel bridge italiano è un fatto che nessuno di noi credeva potesse succedere, o meglio nessuno credeva che potesse essere autorizzato, tanto che si sta pensando di denunciare questo fatto come non corretto da un punto di vista tecnico e procedurale. Mi riferisco chiaramente al fatto che sei persone si iscrivano ad una squadra di Monaco: parliamo di sei persone che certamente sanno giocare a bridge ma che non hanno niente a che vedere con Monaco. Due provengono dalla Norvegia, uno dalla Francia e due dall’ Italia, con uno sponsor svizzero, Zimmermann, che si siede al tavolo solamente nelle fasi iniziali quando i partecipanti sono di minore qualità tecnica e di partite-chiave ne gioca solo due o tre.

Tenga presente che Monaco è grande come il posto dove abito io qui a Grottaferrata (località nei pressi di Roma, n.d.r.). Ora, non ha senso che in un campionato europeo si costruisca una squadra “Arlecchino” che competa insieme a squadre nazionali come Germania, Polonia, Italia, Olanda, Francia, Inghilterra, Russia, Ucraina… Mi chiedo come faccia a partecipare una formazione che non ha le caratteristiche tipiche per giocare un campionato europeo. Mi è stato riportato che quando a Dublino è stato suonato l’inno di Monaco molta gente rideva.

Lei dice che questa squadra non ha le caratteristiche per partecipare ad un Campionato Europeo, ma la European Bridge League (EBL) ha approvato la partecipazione di Monaco.

E io le dico che ci sono numerose federazioni, enti ed organizzazioni bridgistiche che sono assolutamente contrarie e stanno protestando: denunceranno il fatto come assolutamente inconsueto e assolutamente inconciliabile con la natura di questa competizione.

Perché queste proteste si stanno muovendo solo ora, perché nessuna azione di protesta è stata fatta prima della competizione?

Stiamo parlando di un evento recentissimo nei confronti del quale era impossibile prendere provvedimenti preventivi, non c’è stato il tempo di istaurare una pratica di opposizione.

Dunque lei sostiene che la formazione della nuova squadra di Monaco sia l’elemento caratterizzante il quadro odierno del bridge europeo ed italiano. Ci racconta come è nato questo progetto per quello che è sua conoscenza? In particolare vorrei parlare dell’adesione a questo progetto di Zimmermann da parte dei nostri due giocatori italiani.

Ovviamente conosco la faccenda dalla a alla zeta. Claudio e Fulvio giocavano nella mia squadra da moltissimi anni. Diciamo che praticamente li ho presi da un club di Ostia dove giocavano con le vecchie signore. Questo è l’inizio di Fantoni – Nunes. Poi hanno smesso di lavorare e si sono dedicati al bridge in modo professionale, giocando nella mia squadra per un certo di numero di anni. Ad un certo momento la signora Maria Teresa Lavazza ha ritenuto – e io direi giustamente – di non convocare Fantoni e Nunes, in seguito ad uno spiacevole episodio verificatosi ai mondiali di Shangai. Com’è noto l’Italia perse i quarti di finale contro il Sudafrica e cinque minuti dopo i Fantunes erano al soldo di Zimmermann a giocare i Transnazionali. Episodio che fu condannato da tutti noi. Come lei sa la signora Lavazza ed io abbiamo avuto una certa rivalità in passato, ma ora non è più così e le assicuro che oggi andiamo d’amore e d’accordo. Comunque penso che allora la signora Lavazza fosse nel giusto e agli Europei successivi del 2008 non convocò Fantoni-Nunes ma al loro posto chiamò me e Antonio Sementa, con il quale giocavo da dieci anni e pertanto eravamo una coppia ben rodata. Pensi che con Antonio stabilimmo il record mondiale dei punti fatti in un campionato europeo.

Di Sementa vorrei parlare in seguito. Penso che l’esclusione più pesante sia stata quella dagli europei di Ostenda nel 2010, perché è solo dopo questa seconda esclusione che i Fantunes hanno maturato la decisione di andare via dall’Italia. Lei difese la coppia romana arrivando ad attaccare la signora Lavazza per conflitto di interesse…

Voglio precisare che io non ero assolutamente a conoscenza del progetto dei Fantunes. Ignaro della cosa, progettavo gli impegni della mia squadra e stavo preparandomi alle selezioni indette per i Giochi Mondiali di Lille. Seppi solo all’ultimo momento che Fantoni e Nunes avrebbero lasciato la mia squadra per andare a Monaco.

Ma la scelta di andare a Monaco fu determinata dall’esclusione agli europei di Ostenda…

Non è obbligatorio essere inclusi. Il fatto di essere stati esclusi è successo a molti altri e di per sé non costituisce una buona giustificazione per andare a giocare per Monaco.

Io ricordo che in quell’occasione lei si “arrabbiò” con la signora Lavazza.

E’ vero che ho avuto dei problemi con la signora Lavazza, ma i contrasti risalgono a prima, ai campionati europei del 2008 a Pau. Ci fu fra noi un ‘misunderstanding’ e la signora Lavazza mi fece sapere che non avrei disputato l’incontro contro la Danimarca. Quello era un turno al quale mi ero a lungo preparato ed avrei dovuto giocare dato che la coppia Angelini-Sementa aveva battuto la Danimarca 9 volte su 10.

Torniamo ai fatti di Ostenda. I Fantunes sono esclusi dalla nazionale e da quel momento maturano la decisione di andare a Monaco.

Sì, l’idea matura nella loro mente ma né io né gli altri componenti della mia squadra lo sapevamo. Noi eravamo all’oscuro di tutto. Sinceramente, sa come lo sono venuto a sapere? Eravamo qui a casa mia e progettavamo gli impegni del team. Allora Fantoni disse “Tenete presente che io non sono interessato a partecipare a selezioni in Italia, né a cambiare il sistema, perché insieme a Claudio Nunes giocherò per Monaco”.

Come l’ha presa questa cosa dottor Angelini? Glielo chiedo perché aldilà dei rapporti di lavoro so che lei e Fulvio siete anche molto amici. Fulvio si è sposato nella sua tenuta toscana…

Sicuramente per tanti anni siamo stati molto amici. Come le raccontavo prima, ho incontrato Fulvio e Claudio quando ancora non erano i “Fantunes” e giocavano in un piccolo circolo. Sicuramente l’incontro fu anche l’inizio di un’amicizia, anzi direi di una piena amicizia. E quello che è successo dopo non è assolutamente giustificabile. Mi lasci dire che non ci si può comportare in questa maniera. Al tuo sponsor, che ti ha trattato in una maniera straordinaria sotto ogni punto di vista, non solo economico, tu vieni a dire “a me non interessa niente delle selezioni alle quali tu stai lavorando perché vado a giocare a Monaco”?!

Lei poi ha dovuto ritirare la squadra dalle selezioni per i Giochi Mondiali di Lille, poichè non aveva i giocatori a disposizione…

Esattamente. Se ne sono andati senza preavviso, anzi con un preavviso fatto cinque minuti prima che la loro adesione al progetto Monaco diventasse ufficiale. Come le dicevo eravamo proprio qui a casa mia. Io mi sono comportato da padrone di casa, li ho salutati cortesemente e con affetto come sempre. Ma questo non toglie che abbiano fatto una cosa assolutamente inconcepibile dal mio punto di vista. Ci sono rimasto male soprattutto umanamente. Parliamo di persone con le quali sono stato insieme tutti i giorni per anni e sono stato tenuto all’oscuro di tutto. Mi è stata fatta una comunicazione secca, senza neanche una spiegazione. Mi è stato messo davanti il fatto compiuto.

Faccio difficoltà a credere ad un comportamento del genere. Per quel poco che conosco Fulvio e Claudio non mi sembrano questo tipo di persone. Ma lei che li conosce meglio, ci dica allora: che tipo di persone sono?

La sua domanda mi mette in imbarazzo. Non fa parte della mia filosofia parlare di persone con le quali ho condiviso anni di amicizia. Posso solo dire che ci sono rimasto male. L’unica risposta che posso dare alla sua domanda è che Claudio e Fulvio sono cambiati per ragioni di carattere personale e sulle questioni personali io non commento, anche perché nell’ambiente sono cose ampiamente note e conosciute. Hanno ad un certo punto cominciato ad assumere comportamenti diversi, a ribellarsi a tutti, a maltrattare parecchie persone che prima erano loro amiche.

Mi scusi ma invece né io né molti dei miei lettori conoscono questi “motivi personali” di cui lei sta parlando. Può essere più chiaro?

In un ambiente competitivo si creano delle situazioni di tensione. Le faccio un esempio pratico: io non sopporto il fatto che tu venga considerato per un certo numero di anni più forte di me in questa disciplina mentre nella realtà io ti ho dimostrato di essere diventato il numero uno. Quello che è diventato il numero uno è chiaramente Fulvio Fantoni, che però dovrebbe ricordare che questo risultato lo ha ottenuto per merito di una squadra che lo ha trascinato fino a farlo diventare numero uno. E parlo di una squadra capitanata da me, in cui giocavano Lauria e Versace e per lungo tempo anche Antonio Sementa. Quando parlo di motivi personali intendo proprio questo: il voler dimostrare di essere tu il numero uno, e cioè che non sono gli altri che ti ci hanno trascinato in testa alle classifiche ma che sei tu invece un “genio” o un grande capace di diventare il numero uno; il voler dimostrare che il numero uno in realtà sei tu e sono gli altri che invece si sono approfittati della tua abilità e non viceversa.

Tutto questo ha creato poi forti malumori in seno alla sua squadra…

Lei è abbastanza ottimista nel definirli “malumori”. Lorenzo Lauria che era il decano ed il più forte giocatore degli ultimi 30 anni del bridge in Italia non ha sopportato nella maniera più assoluta certi comportamenti. Fulvio voleva essere il numero uno, dopo la dolorosa sconfitta dell’Italia a Shangai è andato a giocare i Transnazionali per guadagnare quei punti che gli avrebbero consentito di scalare la classifica. Si commenta da sé.

Voltiamo pagina. Vorrei affrontare altre questioni. La prima è il ruolo degli sponsor. Lei stesso prima ne ha fatto cenno parlando del ruolo di Zimmermann che gioca solo pochi e non decisivi incontri. Anche lei è uno sponsor: insieme alla signora Lavazza il più grande sponsor del bridge italiano.

Devo fare una precisazione: vi è tra me e la signora Lavazza una differenza. La signora Lavazza ha giocato a bridge per tutta la vita ed è anche una buona giocatrice. Da parte mia, c’è stato un periodo di tempo abbastanza lungo durante il quale sono stato quasi un giocatore professionista. Per quanto mi riguarda io ho sempre giocato usando nella mia squadra un meccanismo a turnover assolutamente paritetico. Ho, pertanto, sempre giocato lo stesso numero di mani di Lauria e Versace e degli altri. Questo sistema di turnover era applicabile con facilità dato che i contenuti tecnici erano abbastanza vicini tra i vari giocatori.

Lei prima ha ricordato la sua partnership con Antonio Sementa. Adesso è il momento di parlare di Sementa. Una volta Maria Teresa Lavazza mi disse: “Non è facile giocare con Sementa”. Allora, che giocatore è Sementa per lei? Come vede questa ‘nuova’ coppia con Giorgino Duboin?

La coppia Duboin-Sementa ha offerto la performance meno brillante agli europei di Dublino. Non sono il solo a pensare che oggi tra Duboin e Sementa vi sia oggi una certa disparità di forze: Antonio è ancora giovane, ha poco più di 40 anni ed è sicuramente tuttora un fuoriclasse.

E allora perchè Sementa, fuoriclasse e suo amico, oggi gioca nel team Lavazza e non più nella squadra Angelini?

Era l’epoca in cui i rapporti tra me e la Signora Lavazza non erano così buoni come adesso e la signora Lavazza voleva Sementa a tutti i costi. Gli ha fatto a mia insaputa un’offerta economica molto interessante… ma tutto questo rientra nella normalità del mercato: Antonio è un giocatore professionista. Siamo rimasti amici, ci vediamo spesso perché io sono anche padrino di suo figlio.

Torniamo a parlare di sponsor e di mercato. Ad un certo punto è arrivato Zaleski che si è imposto come terzo grande sponsor del bridge italiano e le ha scippato Lauria e Versace. Si è trattata di una breve parentesi perché oggi entrambi sono “tornati a casa”. Che ruolo ha Zaleski nel bridge italiano?

Zaleski desiderava portare la sua squadra a giocare a livelli più importanti. Anche qua c’è stata un’offerta economica molto importante. Però l’ingresso di Zaleski non mi pare sia stato determinante nel meccanismo bridgistico degli ultimi anni. Al contrario di Zimmermann che costituisce un fenomeno particolare nel quadro attuale.

A proposito di sponsor e mercato, per gli scorsi Campionati di Primavera lei ha ingaggiato la coppia Brink-Drijver, campioni del mondo e considerati in Olanda la coppia più forte. Qui in Italia la loro performance non è stato molto brillante…

Sioert Brink e Bas Drijver sono due persone squisite, di grande cortesia e affabilità. E sono ovviamente una coppia forte. Quando hanno giocato per me è successo l’incredibile a livello bridgistico… Sono dei ragazzi giovani e bravi, diventeranno dei Campioni. Al di là della prestazione, la mia esperienza con loro è stata positiva data la qualità delle persone, che per me è molto importante.

 Se le prospettive del bridge olandese sembrano rosee, in Italia che succede? Concludiamo parlando un po’ della situazione italiana. La federazione italiana è stata commissariata per inadempienze amministrative, e questa settimana* si stanno svolgendo le elezioni per il nuovo Presidente; la signora Lavazza si è dimessa da commissario tecnico; abbiamo perso forse i due giocatori migliori (Fantunes); a Dublino la squadra non ha brillato… insomma che futuro ci aspetta?

E’ difficile definire questo momento, ma non è tutto negativo. Dopo le elezioni si potrà costruire una nuova Federazione e ci sono delle idee assolutamente positive. Ho la speranza che alla fine ne verremo fuori in maniera abbastanza brillante. Però quando lei mi dice che abbiamo perso i migliori giocatori, non sono assolutamente d’accordo: Fantoni e Nunes non sono i due giocatori  italiani migliori nella maniera più assoluta.

E come vede il futuro del Blue Team dopo il bronzo di Dublino?

Oggi la situazione non è brillante, ma non è nemmeno fallimentare. Nello sport succede che si alternino momenti buoni ad altri cattivi. Ora non so chi sarà il prossimo commissario tecnico della nazionale azzurra, ma oggi possiamo contare su sei che sono tra i migliori giocatori del mondo. Forse di questi sei possiamo dire che quattro sono assolutamente i migliori del mondo.

Dal momento che è scontato che tra questi quattro lei consideri Lauria e Versace… lei sta così tessendo le lodi di Bocchi-Madala…

Norberto Bocchi e Agustin Madala hanno giocato il miglior bridge in assoluto negli ultimi europei di Dublino. Non credo proprio che la situazione del bridge italiano sia fallimentare.

Chiudiamo con un’ipotesi: se per i prossimi mondiali lei, dottor Angelini, fosse convocato nella nazionale Open per i mondiali di Bali, se la sentirebbe di scendere ancora in campo?

Ci sono altri prima di me, ma ovviamente se avessi l’onore di essere chiamato direi di sì.

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Laura Camponeschi

09/07/2012

* L’intervista è stata registrata martedì 3 luglio 2012

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