Hanan Sher parla del ritiro di Israele dai mondiali di Bali

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logo-f3 copy - CopiaLa Federazione Bridge Israeliana (IBF) ha ritirato la sua squadra femminile dai prossimi campionati mondiali di Bali, dove avrebbero dovuto gareggiare nella Venice Cup. La IBF è stata costretta al ritiro a causa dell’ impossibilità di trovare un accordo per quanto riguarda la sicurezza dei giocatori israeliani in Indonesia. L’Indonesia è un paese prevalentemente musulmano con cui Israele non ha relazioni diplomatiche.

Inevitabilmente, il ritiro ha generato una tempesta di congetture, tra cui l’idea che la squadra israeliana sia stata espulsa per aver richiesto guardie armate a protezione della squadra, in un paese che ha già avuto abbastanza attacchi terroristici. Molto di quello che è stato scritto e detto è semplicemente sbagliato; questo è il momento giusto per raccontare i fatti, e fare ordine.

Iniziamo da questo. La squadra femminile israeliana si è qualificata a giocare a Bali perché è arrivata sesta ai campionati europei l’anno scorso. La IBF ha cercato di organizzare la sua partecipazione almeno dall’inizio di quest’anno. Questa procedura ha comportato, secondo una fonte, “dozzine di telefonate, lettere, email e altre comunicazioni”. Gli israeliani dicono che per mesi non hanno ricevuto nessuna risposta dalle loro controparti indonesiane.

Il presidente della IBF, Eitan Levy, suggerisce, con clemenza, che i ritardi siano stati dovuti a lentezza, piuttosto che ad un deliberato tentativo di mettere Israele fuori gioco – anche se egli stesso pensa che gli organizzatori indonesiani non sarebbero scontenti se Israele non partecipasse.

Ci sono stati, dice Levy, due problemi principali: i visti, che non possono essere rilasciati in loco, perché l’Indonesia non ha rapporti diplomatici né un console in Israele, e la sicurezza. “Dall’inizio siamo stati consapevoli, che avremmo dovuto procurarci i visti mentre andavamo a Bali, a Singapore o Bangkok. Questo non era un problema.”

La federazione israeliana era anche disponibile a pagare l’aereo di due rappresentanti della federazione indonesiana, per aiutare gli israeliani a ottenere i visti nei consolati indonesiani lì.

La sicurezza ha costituito un problema diverso. Secondo Levy, responsabili israeliani della sicurezza contattati dalla IBF hanno chiesto il nome di una controparte indonesiana con cui discutere il modo migliore per proteggere le atlete israeliane.

La IBF ha chiesto il nome di un rappresentante della federazione bridge indonesiana responsabile della sicurezza, ma le è stato ripetutamente detto che non era disponibile. Dopo aver fatto richiesta sin da febbraio, gli organizzatori hanno detto alla IBF che avrebbero fornito il nome di un poliziotto agli esperti di sicurezza israeliani. Ad oggi (3 luglio) non c’è stata risposta.

“Non è vero che abbiamo chiesto scorte armate, o altro” dice Levy. “Di questo avrebbero forse potuto parlare gli ufficiali responsabili della sicurezza. Ma non siamo mai arrivati a quel punto.”

La WBF ha detto che la scadenza si stava avvicinando e ha chiesto se Israele voleva partecipare alla Venice Cup. Levy ha risposto che la poca chiarezza per quanto riguarda la sicurezza, una questione vitale per Israele, non ha lasciato altra scelta che ritirarsi.

 

Tenendo in mente questi fatti, molte cose sembrano chiare.

– Gli israeliani non sono stati espulsi, cosa che suggerisce un post sul sito Bridgewinners.com (Per la precisione, l’identità di Rick Eissenstat, l’autore di quel messaggio, non è chiara. Una cosa è certa: nonostante parli al plurale nei suoi post, egli non ricopre nessuna carica ufficiale nella IBF. Levy dice di non conoscere nessuno con quel nome, e altre fonti addirittura dubitano che “Eissenstat” sia israeliano.)

– I visti non sono stati negati. Probabilmente sarebbero stati rilasciati a Bangkok o Singapore.

– Israele avrebbe pagato il costo del viaggio ai rappresentanti della federazione indonesiana, per “aiutare” il rilascio dei visti – anche se Levy dubita che ad altri paesi sia stata fatta una simile richiesta.

– Né rappresentanti della federazione indonesiana né del governo indonesiano hanno rifiutato di istituire delle misure di sicurezza per gli israeliani. Semplicemente non sono mai riusciti ad affrontare la questione.

 

Alcune conclusioni sono inevitabili.

E’ ovvio che gli organizzatori indonesiani non abbiano compiuto nessuno sforzo serio di preparare la partecipazione che le donne israeliane si sono guadagnate. Se crediamo agli israeliani (notare che non ho contattato rappresentanti indonesiani, ma non c’era da sperare che avrebbero risposto). Gli organizzatori non hanno detto “no”, semplicemente non hanno risposto, ignorando richieste ripetute. E’ scorretto dare la colpa alle autorità statali indonesiane, che non sembra siano state coinvolte.

Ignorare domande o richieste scomode non è una tattica nuova. Ha anche un nome – ostruzionismo. E’ molto comune ad est di Suez, se non ovunque.

I fatti come li conosciamo attribuiscono la colpa di questo fiasco interamente agli organizzatori, che avrebbero dovuto prevedere la possiblità che una squadra di Israele si sarebbe potuta qualificare. E’ un peccato che siano le donne israeliane, e non loro stessi, a fare le spese della loro incompetenza, o peggio.

C’è qualcosa che potrebbe essere fatto adesso? I campionati dovrebbero iniziare nel mese di settembre, vale a dire tra soli due mesi.  . Una soluzione adeguata sarebbe quella di spostare l’intera manifestazione  – Mondiali, Venice Cup, Seniores, etc – lontano da Bali, in un luogo in cui tutte le squadre qualificate possano partecipare. Non so nulla circa il funzionamento della WBF, ma per qualche motivo dubito che  l’organizzazione avrà  il coraggio di fare la cosa giusta.

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Hanan Sher

(Retired Israeli journalist and sometimes bridge writer)

Edizione italiana a cura di Laura Cecilia Porro per Neapolitan Club

 

Leggi le dichiarazioni di Eitan Levy: clicca qui >>

 

* Dopo la pubblicazione dell’articolo Hanan Sher ha dichiarato quanto segue: ” “ Ho verificato ed in effetti  sono in errore quando scrivo che Rick Eissenstadt usa il ‘noi’.  Ci scusiamo con Rick per questo fraintendimenti e cogliamo l’occasione per ringraziarlo per l’aiuto offerto alla nostra redazione [Nota dell’Editore].

 

 

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