La parola a Guido Ferraro (intervista)

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Ferraro Guido di Torino, giocatore professionista. Uno dei più forti juniores Europei degli anni ’80 (tre vittorie in coppia col giovane Giorgio Duboin), campione europeo nel 1999, campione del mondo nel 2003, etc. Queste cose ce le dice l’Official Encyclopedia, ma noi vogliamo sapere di più: chi è Guido Ferraro? Chi è l’uomo, e chi e cosa ama? (oltre al golf; anche questo è riportato nell’Encyclopedia). Sono un appassionato di storia, in modo particolare della storia della chiesa medievale e dei papi. Uno degli argomenti che mi ha sempre interessato è la storia dei Catari: mi sento di condividere in molte cose l’eresia catara e la loro visione della chiesa.

E la tua vita privata?

Sono sposato da 25 anni e sono un uomo fedele

L’Italia, detentrice del titolo conquistato ad Ostenda, negli ultimi europei di Dublino deve accontentarsi del bronzo. Terzo posto alla Bermuda Bowl di Veldhoven. A Lille va ancora peggio: con tutta la nostra storia di vittorie alle olimpiadi (oggi Word Mind Sports Games) siamo addirittura fuori dal podio. Quali possono essere le cause di questa débacle?

Penso si possa parlare di una certa usura della squadra. E intanto che noi facciamo più fatica di una volta perché magari la nostra squadra sta invecchiando, gli altri invece migliorano. Oggi ci sono squadre molto forti giovani ed emergenti con le quali bisogna fare i conti rispetto al passato. Non siamo noi ad essere meno forti, sono gli altri che sono migliorati. Non c’è più la sicurezza di vincere che avevamo un tempo.

Quali misure possono essere adottate per riportare il Blue Team alle vette del bridge mondiale?

L’Italia è nella vetta nel bridge mondiale e ci resterà.

In che misura l’Affaire Fantunes ha pesato e pesa sulle sorti del bridge italiano? Con l’espressione Affaire Fantunes ci riferiamo all’esclusione di Fantoni e Nunes dalla nazionale italiana, avvenuta in occasione di Ostenda 2010, e alle loro successiva adesione al progetto di Zimmermann, ovvero alla scelta di rappresentare un altro Paese, Monaco.

Personalmente non sento affatto la mancanza dei Fantunes. E sono in molti a pensarla come me. Quanto alla scelta di giocare per Monaco penso che Claudio e Fulvio abbiano fatto bene per la loro visibilità internazionale. La loro è stata una scelta vantaggiosa sia a livello di bridge che economicamente. In sostanza, per la nazionale italiana non sono indispensabili, perciò hanno fatto benissimo ad accettare l’offerta di Monaco. Se avessero deciso di aspettare di rientrare nell’open azzurro, avrebbero corso il rischio di aspettare anche 4 o 5 anni:  ma la visibilità che dà la nazionale è troppo importante per loro che sono giocatori professionisti e fondano la loro vita economica sul bridge. Sono convinto che la loro sia una scelta fatta “obtorto collo”, nella consapevolezza di non avere più chance di rientrare a breve nel giro della nazionale azzurra. Giudico la loro scelta, pertanto,  ponderata e del tutto condivisibile. Non li rimpiango, ma rispetto assolutamente le scelte che ognuno compie per tutelare la propria vita economica.

La EBL ha cambiato il codice di eleggibilità in occasione degli ultimi europei di Dublino, e questo ha permesso alla neonata squadra di Zimmermann di rappresentare Monaco. Qual è la tua opione su tutto il progetto Monaco-Zimmermann?

Sarò un illuso, ma non credo che il cambiamento sia stato fatto a bella posta per Zimmermann. Se mai è la scelta dei giocatori di andare a giocare per Monaco che ha messo la EBL un po’ con le spalle al muro. Vediamola da un altro punto di vista: sarebbe stato punitivo nei confronti di Nunes e Fantoni e degli altri giocatori non agire in questa maniera. Dopo la sentenza Bosman anche il bridge si deve adeguare. Penso sia lecito per ciascuno fare una scelta circa il paese che si vuole rappresentare, anche se poi a mio avviso la scelta dovrebbe essere definitiva e non permettere più di tornare indietro: insomma bisogna ammettere un solo transito, e credo che sia la WBF che la EBL siano di questo avviso, pertanto è altamente probabile che non rivedremo più i Fantunes nella nazionale italiana. Per il resto, se fossi stato nel Comitato EBL incaricato di prendere la decisione circa l’ammissibilità della squadra di Zimmermann, avrei senza dubbio votato a favore e con convinzione. Se invece poi gli organi EBL e WBF dovessero consentire ai Fantunes di cambiare di nuovo paese, allora direi che sì sarebbe inopportuno e sarebbe una decisione ‘ad personam’ che non mi troverebbe d’accordo.

La International Bridge Press Association (IBPA) – di cui tu sei membro – ha insignito Maria Teresa Lavazza del prestigioso premio Personalità dell’Anno 2012. La IBPA e altri media hanno dato ampia diffusione della notizia congratulandosi con la vincitrice; la Federazione Italiana sembra invece non essersene accorta. Inoltre, quando la signora Lavazza diede le dimissioni da selezionatrice della nazionale, la stessa Federazione neanche si scomodò a ringraziarla. Il mondo colloca Maria Teresa Lavazza nella Hall of Fame, e la nostra Federazione non l’ha neanche ringraziata per gli anni in cui fece rinverdire il ricordo del leggendario Blue Team. Lo scorso luglio sei stato eletto nel nuovo Consiglio Federale della FIGB: puoi dirci che succede in Italia?

Come tu sai la Federazione italiana è stata commissariata per due anni e gestita da un Commissario straordinario e dal suo vice che non hanno dimostrato alcuna capacità politica nello gestire i rapporti all’interno della federazione nè la sensibilità necessaria per apprezzare eventi del genere. Abbiamo vissuto una situazione molto difficile durante il commissariamento e nel passaggio tra il vecchio ed il nuovo consiglio ci si è colpevolmente dimenticati di dare risalto a questi fatti. Mi sento colpevole in parte anche io per non averci pensato al momento dell’ insediamento del nuovo consiglio. Quello che escludo è che ci sia stata una reale intenzione di passare sotto silenzio la premiazione di Maria Teresa Lavazza da parte di IBPA. Tutto il nuovo consiglio ha grande stima della signora Lavazza e anzi, ti assicuro che il Presidente Medugno vorrebbe che la signora Lavazza rimanesse in federazione come capitano della nazionale open. Alla prossima riunione del Consiglio io stesso proporrò di rimediare e di dare il giusto risalto all’evento. In generale posso dirti che la situazione polito-economica ereditata dal nuovo Consiglio Federale è tale che occorrerà del tempo per porre rimedio ai disastri perpetrati in passato.

Solitamente a dicembre si gioca il “Città di Milano”, il più importante evento italiano a squadre ed uno dei maggiori d’Europa. Ma non è ancora in calendario; che sta succedendo? Dopo Venezia e Napoli ci perdiamo pure Milano?

Il “deus ex machina” della manifestazione è sempre stato Giancarlo Bernasconi, che è rimasto deluso da alcuni comportamenti, forse anche dal mio, in campagna elettorale. Le vicende legate alla campagna elettorale e alla elezione del nuovo Consiglio Federale lo hanno disamorato e allontanato dal bridge: in questo momento Bernasconi sembra non avere più voglia di organizzare il torneo e senza di lui è più difficile mettere in piedi il torneo. Certamente oggi la macchina organizzativa è in ritardo e si stanno cercando degli sponsor. Sono stato direttamente investito del problema dal neoeletto presidente della Federazione Italiana, Gianni Medugno, il quale si sta prodigando in ogni modo per salvare la manifestazione. Sostanzialmente il torneo di Milano si salverà se riusciremo a trovare qualche appassionato che possa sponsorizzarlo. Ma io sono abbastanza ottimista.

Vuoi tracciare un profilo “aggiornato” delle nostre tre coppie della nazionale open? Lauria-Versace, Bocchi Madala, Duboin-Sementa: tu come le vedi oggi?

Laura -Versace sono un’ottima coppia ma un po’ datata e qualche volta il vino diventa aceto. Prima supplivano ai momenti difficili con una gran classe e una grande voglia di giocare: adesso mi sembra che la classe sia rimasta intatta ma la voglia di giocare si sia un po’ consumata. Bocchi-Madala rappresentano finalmente una coppia nuova che sicuramente potrà migliorare: saranno presto tra le prime coppie del mondo. Duboin-Sementa: sono una coppia male assemblata. Ottimi giocatori individuali che però legano poco. Ma lo dicono loro stessi di avere poco feeling.

A proposito di Sementa, tu hai giocato un turno con lui durante gli ultimi Campionati Societari, precisamente nel primo giorno della finale contro Fornaciari – Gianardi (Reggio Emilia). Jan van Cleeff ha pubblicato un articolo su NIB (NewInBridge) riportando una vostra sequenza licitativa che non ha esitato a definire come candidata per la miglior licita dell’anno.


Purtroppo non è la licita dell’anno, perché c’è un passaggio di troppo! La sequenza fino a 5Picche 5Senza è regolare. Ma dopo il 6Fiori di Sementa avrei dovuto immediatamente chiamare 7cuori, invece ho detto 6quadri innescando un passaggio licitativo inutile, dovuto alle mie vecchie abitudine di prendere sempre qualche precauzione in più. Quando il mio compagno ha licitato 6 cuori mi sono reso conto della situazione e ho rialzato a 7Cuori. Per fortuna Sementa è un giocatore velocissimo e non ha esitato nel dichiarare 6cuori. Se avesse esitato, quando io in risposta ho rialzato a 7Cuori, mi avrebbero chiamato l’arbitro! L’esitazione del compagno può essere infatti interpretata come un segnale e mi avrebbe messo in una situazione poco simpatica. Il mio 6Quadri, oltre ad essere una dichiarazione supplementare, corre il rischio di incappare in problemi regolamentari se il compagno esita prima di dire 6Cuori. Quindi, ripeto, dovevo saltare immediatamente a 7Cuori. La licita è bella ma non ‘perfetta’.

Rivedremo presto all’opera la coppia Sementa- Ferraro?

Si, giocheremo insieme il prossimo Cavendish a coppie.

 

Ora una riflessione sulla  nuova scala dei Victory Points annunciata dalla WBF. Ha suscitato perplessità e dibattiti tra esperti e giocatori. Tu come la vedi?

Mi chiedo se non l’abbia studiata un golfista! Io penso che un incontro si vince o si perde a 2-0.: queste scale così ampie non hanno mai trovato la mia approvazione. Al massimo un incontro dovrebbe finire 4-0. Sono vent’anni che mi lamento di questa scala dei VP: va a finire che i campionati si vincano contro le squadre più deboli, segnando 25 punti, e tentando di contenere contro le squadre più forti. Se la vittoria assegnasse 2 o 4 punti allora vedi che la politica cambierebbe. Il cambiamento che adesso si vuol proporre mi sembra assolutamente ripetitivo: la scala dovrebbe essere ridotta non ampliata. Una riforma sostanzialmente superflua.

Adesso mi rivolgo al campione. Nelle nostre interviste finiamo sempre con qualche domanda di tecnica bridgistica. Ecco per te tre quesiti di bridge. Primo quesito: Cosa ne pensi dell’apertura 1NT mini (10-12)?

Come disse Fantozzi de “La corazzata Potëmkin”: è una cagata pazzesca!

Bella battuta Guido, ma io adesso come la traduco in inglese?

Te lo dico io: “A f*** solution”!

E che ne pensi allora dell’1NT debole (12-14) in zona, giocato da Fantoni e Nunes?

Il problema è strutturale. Il loro sistema rende obbligatoria questa soluzione. Ti spiego: per esigenze di sistema hanno dovuto raggruppare nell’1NT debole tutte le altre aperture non coperte dal sistema stesso e che non trovavano adeguata collocazione in nessun altra delle aperture disponibili. Infatti se noti nella apertura di1NT non aprono le mani bilanciate classiche ma le 5442 e molte altre mani particolari. Come posso spiegartelo meglio? Hanno infilato in questa sorta di apertura “pattumiera” tutte le mani non rientravano nelle altre aperture di sistema. Questa è una soluzione che risolve moltissimi problemi e che dà buone informazioni per il controgioco. Sul sistema Fantunes in generale direi che è ottimo e che nasce da una scelta, per così dire, filosofica con moltissimi vantaggi e pochissimi svantaggi.

Secondo quesito tecnico: con quale mano si può intervenire sul Fiori Forte? C’è chi ritiene che con una 5332 si debba sempre passare, per forte che sia in punti onori; sei d’accordo?

Per me è più una questione di colore che di distribuzione. Se ho 11 punti ma il 10 quinto di picche sul fiori forte magari non intervengo: ma se ho 7 punti e RDF109 quinti di picche intervengo di 2 picche bluffando il salto debole, cioè facendo vinta di avere una picche in più. Se intervengo a livello di 1 è invece sempre suggerire un ‘directing lead” (attacco nel colore). Con una Dama quinta di picche e 12 punti, in verità, preferisco passare.

Ritieni utile “mascherare” l’intervento sul Fiori Forte – con convenzioni che non permettono l’immediata identificazione del colore d’intervento – per sfuggire al contro punitivo?

In generale nel bridge moderno conviene sempre intervenire. Oggi il Fiori forte lo giocano anche con 15 punti ed il colore settimo e se non inrervieni rischi di perdere la manche. Meglio intervenire. Se invece tu mi parli di interverto ritardato (dichiarare il colore al secondo giro) ti rispondo con una battuta: l’intervento ritardato è fatto dal giocatore ritardato!

Terzo quesito: Giorgio Belladonna scrisse che imparò a ricostruire le mani nascoste seguendo i consigli di Adolfo Giannuzzi nel suo libro “Il Gioco di Compressione nel Bridge”, degli anni Quaranta. Tu cosa suggeriresti ad un giocatore che voglia diventare abile in questa indispensabile qualità?

Di leggere il libro di Giannuzzi!

Tu quando l’hai letto?

E’ un libro che ho ancora nella mia biblioteca, lo avrò letto più di venti anni fa.

Quali pensi siano le squadre emergenti nel bridge europeo e mondiale e quali invece vedi come potenze in declino?

Italia e… Italia!

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Laura Camponeschi

05/10/2012


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