Jill Levin: Il sesso non deve dettare in quali competizioni uno possa giocare

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Congratulazioni al Circolo del Bridge della città di Breno e alla sua squadra Zaleski per la vittoria nella Coppa Italia Uomini a squadre. Tuttavia, c’è la speranza che questa possa essere l’ultima Coppa Italia “uomini”; già dall’anno prossimo l’evento potrebbe divenire Coppa Italia “open”, cioè aperto a tutti, non più riservata ai soli uomini. La supposizione di Neapolitan Club è che l’attuale riserva sia contraria all’art. 3 della Costituzione, che proibisce discriminazioni:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Bisogna ammettere che ci sono tornei “solo uomini” in diverse nazioni con tradizioni di democrazia anche più antiche di quelle italiane (ma negli USA non ce ne sono). Oltre a questo deve essere detto che, non esistendo dimorfismo sessuale nelle attività intellettuali – o almeno non essendone ancora provata l’esistenza – dovrebbero essere banditi anche gli eventi “solo donne”. Così, per esempio, Lorenzo Lauria dovrebbe essere ammesso a giocare nella Venice Cup, sebbene Agustin Madala sarebbe ospite più apprezzato dalle avversarie.

Questo stile scherzoso non deve fuorviare il lettore: la questione non è per nulla divertente. Ognuno ha un compagno preferito; solo i grandi campioni possono giocare bene con molti, ma anche loro ne preferiscono uno sopra tutti gli altri, o almeno vogliono giocare con coloro che amano. Ely Culbertson diventava più forte con Josephine; la migliore compagna di Hal Sims era la moglie Dorothy Rice, e Alan Truscott faceva coppia con Dorothy Hayden, per non dir nulla di Bob e Petra Hamman.

Abbiamo scritto sopra che negli USA non esistono eventi per soli uomini; spieghiamo perché partendo da un articolo di Alan Truscott pubblicato dal New York Times il 28 maggio 1985. Racconta Truscott che Robert e Jill Blanchard querelarono l’American Contract Bridge League di Los Angeles per l’esclusione di Jill da un torneo dei campionati Nazionali d’autunno del 1984. L’esclusione violava il California Unruh Act, una legge del 1959 del deputato Jesse Marvin Unruh. Quella legge stabilisce che:

“Tutte le persone dentro la giurisdizione dello stato sono libere ed uguali, e indipendentemente da quale sia il loro sesso, la razza, il colore, la religione, la discendenza, le origini nazionali, le condizioni mediche, lo stato civile o la tendenza sessuale hanno diritto a piena eguaglianza di accesso, vantaggi, facilitazioni, privilegi o servizi in ogni attività d’affari di qualsiasi genere essa sia”.

Potrebbe essere contestato che un evento bridgistico non è esattamente un’attività d’affari, e la stessa disposizione specifica ovviamente di essere valida solo “…Dentro…” i confini della California, cionondimeno l’Unruh Act è molto simile ai principi costituzionali di ogni nazione civile, così la ACBL, intelligentemente, venne ad un accomodamento con i querelanti, e nel 1990 non c’erano più tornei per soli uomini in tutti i Campionati Nazionali di quel grande Paese.

Noi riteniamo che, non essendo l’Italia più piccola degli Stati Uniti d’America, anche noi presto cancelleremo questi residuati di antichi pregiudizi.

Prima di chiudere questo articolo abbiamo invitato la protagonista di quella battaglia, Jill Levin Blanchard née Shane, a mandarci un commento, e lei gentilmente lo ha fatto:

“Grazie per esservi interessati a questo. Io rimango ferma nella mia convinzione che il proprio sesso non debba dettare in quali competizioni uno possa giocare più di quanto possano farlo razza o religione o qualsiasi altra discriminazione vietata.

L’apertura degli eventi maschili negli USA ha portato al felice risultato di giocatrici come Jill Meyers, Jenny Wolpert, JoAnna Stansby e Tobi Sokolow che hanno vinto titoli prestigiosi nelle competizioni più difficili. Le donne ed il loro bridge sono molto migliorate grazie a questo. Tuttavia, io credo che il bridge femminile sia destinato a scomparire nella misura in cui le nuove generazioni di donne troveranno odioso essere segregate su queste basi. Ci sono così tante migliori possibilità di trovare la competizione preferita coi campioni, a punti, in gironi di qualificazione, etc.

Il Bridge è l’unico tra gli sport che dia la possibilità al principiante di giocare contro i migliori. Negare a metà della popolazione questo piacere sulla base del loro sesso è un affronto all’eguaglianza, e fortunatamente nel mio paese è anche illegale. Spero che questo sia d’aiuto” (Jill Levin).

 Leggi articolo di Alan Truscott sul NYT (Caso Blanchard)>>

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Paolo Enrico Garrisi (18/12/2011)

 

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One Reply to “Jill Levin: Il sesso non deve dettare in quali competizioni uno possa giocare”

  1. Paolo Garrisi solleva un bel problema: la Coppa Italia riservata ai soli maschietti.
    Fino al 2002 compreso la coppa Italia era Open, è diventata maschile a partire dal 2003.
    Chissà perchè.

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