Il contro Sputnik (Roth-Stone double)

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 Nell’articolo  dedicato all’apertura 1♣, abbiamo detto di quanto sia importante, sull’interferenza, il contro punitivo alla vecchia maniera: la minaccia del contro immediato frena l’invadenza di Ovest, scoraggiando interventi “leggeri”; il contro punitivo, abbiamo detto, è la guardia del corpo del Fiori Forte.

 Meno facile è giustificarne il mantenimento sull’interferenza all’apertura di uno a colore; lo stesso Chiaradia, nell’edizione del 1976, consigliava di adottare lo sputnik. In effetti il contro punitivo, sull’apertura naturale di uno a colore, può apparire bizzarro, uno snobismo da nonconformisti; però la sua alternativa, il contro sputnik, non è ovvia quanto si pensa: lo capiremo meglio conoscendo le sue funzioni originali.

L’idea è di Alvin Roth , nel 1957. Verrà pubblicato l’anno dopo nella seconda edizione del suo Sistema [“Bridge is a partnership game” – 1958 Dutton & Co. New York]. In un primo momento venne chiamato contro “negativo” o “informativo”. In ottobre di quell’anno l’Unione Sovietica lanciò in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik. Un mese dopo, al circolo Cavendish di New York si ritrovarono per un grosso torneo i più forti giocatori americani: Alvin Roth, Tobias Stone, Oswald Jacoby , George Rapee, Samuel Stayman e Howard Shenken. In quell’occasione Jacoby umoristicamente ribattezzò “sputnik” il nuovo contro e gli altri approvarono entusiasti. Così è descritta l’origine del nome da www.acbl.com “In their own words”, e da Official Encyclopedia, prima edizione, del 1964, pag. 375.

Bisogna notare però che nell’edizione 1994 dell’Official Encyclopedia, cioè la quinta, l’idea del contro non punitivo viene attribuita a tale Lou Scharf, un giocatore non altrimenti conosciuto di New York, Bronx, e sarebbe del 1937. Questa annotazione è necessaria per scrupolo storico, ma il particolare è probabilmente irrilevante: nei circoli si inventa di tutto, ma in forme rozze e non utilizzabili nel bridge ad alto livello. Peraltro Alvin Roth, nato nel 1914, era anche lui Newyorchese del Bronx.

Dal libro di Roth, leggiamo le ragioni del nuovo uso del contro (pag. 96):

“…I giorni dei grandi guadagni contrando l’interferenza sono finiti. Oggi i giocatori tendono a non entrare in licita con colori meno che compatti…in ogni caso il contro punitivo non scompare: verrà inflitto per altra via…”

Su questo commento bisogna riflettere. E’ opinione comune che il gioco aggressivo, cioè l’entrare in competizione senza punti e con colori anche molto deboli, sia un carattere del gioco moderno; al contrario, è un uso che data dai primordi del bridge. Il salto debole in intervento, per esempio, è un’invenzione di Oswald Jacoby negli anni ’30; il salto debole in risposta è di Charles Van Vleck di New York, ed è anche più antico, risale agli anni Venti. Negli anni Quaranta e Cinquanta invece emerse il Goren, sistema vocato alla solidità e poco aggressivo; ecco perché Alvin Roth, nel 1958, dice che ormai il contro punitivo ha fatto il suo tempo: perché all’epoca nessuno si sogna più di intervenire se non ha almeno una sesta compatta o una quinta molto ben capitanata. E’ evidente allora che, se Roth aveva ragione nel 1958, oggi che gli interventi con la carta velina sono tornati in voga, l’uso del contro punitivo non può più essere negato senza discuterne.

Su questo argomento, convenienza o no del contro punitivo verso il gioco aggressivo, torneremo in un’altra occasione; ora vediamo un altro aspetto della questione: la facoltà, col contro sputnik, di mostrare le quarte nobili.

Nella prima edizione del Roth-Stone [“Al Roth on bridge”, 1953 Melville Publishers, Washington, D.C.], il contro sputnik ancora non c’era. Quel sistema introdusse un’altra importante novità teorica: la quinta nobile – sì: il sistema più usato oggi è creatura di Alvin Roth. In realtà non era cosa proprio nuova: l’antico bridge naturale degli anni Venti apriva già con la quinta nobile; poi fu soppiantato dal Culbertson che apriva anche con le quarte. Alvin Roth ripristinò un uso antico organizzandolo con strutture moderne, però vide ben presto che aprire nel minore nascondeva la quarta maggiore, e se gli avversari interferivano spesso andava perduto il fit 4-4 nei nobili. Nel 1957, col contro sputnik, risolse il problema.

Ora vediamo l’opinione di un campione dei nostri giorni: Marty Bergen, nel suo libro “Negative doubles” [2000 Magnus Book, Stamford, Connecticut. Pag. 1], scrive:

“Il contro sputnik è essenziale per trovare i fit 4-4. I nostri antenati non avevano un simile problema – loro aprivano nei nobili quarti. Il moderno approccio al bridge, che imbraccia la quinta nobile, ci rende il compito più difficile.”

Qui ci fermiamo. Proporremo presto una disamina del contro sputnik dopo l’apertura uno a colore e dei suoi vantaggi sul contro punitivo (o dei suoi svantaggi); nel frattempo, pur riconoscendo che quasi tutti i più forti giocatori adottano il contro sputnik, riteniamo ammissibili queste conclusioni:

– La coppia che gioca la quarta nobile trae meno vantaggi dal contro sputnik.

– Il contro punitivo è più efficace verso avversari aggressivi, cioè verso coloro che aprono e intervengono con colori deboli e basso punteggio complessivo.

– La coppia che usa il contro punitivo deve essere poco aggressiva: per dare un contro punitivo bisogna poter contare sulla solidità del compagno.

Il Fiori Napoletano è un sistema poco aggressivo (solido, sound), usa la quarta nobile e oggi si confronta con avversari aggressivi: da qui la nostra preferenza per il contro punitivo.

Ora dite la vostra.

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Paolo Enrico Garrisi

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