A modo mio. L’editoriale di Norberto Bocchi (7) Nessun divorzio all’orizzonte

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Premio personalità dell’anno 2012 – Lo scorso agosto la International Bridge Press Association (IBPA) ha premiato Maria Teresa Lavazza come personalità dell’anno 2012. Questo riconoscimento riconferma ancora una volta il prestigio internazionale della signora Lavazza. Nella motivazione del premio si legge: “Quando si parla di capitani non giocatori famosi, si fanno solo due nomi, entrambi italiani: Carl’Alberto Perroux, capitano del Blue Team e Maria Teresa Lavazza dell’omonima squadra Lavazza”.  E’ un premio che celebra il trionfo del  bridge italiano del mondo e ci rende tutti orgogliosi. Colgo questa occasione per ringraziare la IBPA per il premio e le belle parole che lo hanno accompagnato.

Gossip e Libero Mercato –  A proposito di IBPA, mi è capitato di leggere una nota riportata nella rubrica “News e Views” del numero di settembre del bollettino ufficiale IBPA curato come sempre da John Carruthers. C’era scritto: “I pettegolezzi sul futuro del bridge in Italia sono stati numerosi a Lille. Abbiamo sentito dire da tre fonti diverse (nessuna ufficiale) che Duboin e Sementa non giocheranno più insieme e che Madala-Bocchi giocheranno per l’Argentina in futuro”. Vorrei fare chiarezza e tacitare queste voci prive di fondamento.  Per quanto riguarda la coppia Duboin-Sementa posso rassicurarvi che non hanno alcuna intenzione di separarsi almeno per ora. Tutti abbiamo ancora negli occhi il bridge stellare che hanno mostrato alla loro prima sortita come coppia alle  Olimpiadi di Pechino del 2008. Successivamente hanno maturato una maggiore confidenza sul piano dell’amicizia personale, hanno abbandonato un certo timore referenziale che nutrivano l’un verso l’altro e il loro bridge ha mostrato inequivocabilmente un rendimento a fasi alterne. Quale può essere il loro limite? Sono una coppia che tecnicamente gioca molto bene: non perdono  punti ma non riescono a guadagnarne. Sono come una squadra di calcio che realizza un grandissimo possesso palla a centrocampo ma poi non riesce a verticalizzare per arrivare in porta; non subiscono mai gol ma non riescono nemmeno a farne. E’ loro intenzione tuttavia continuare a lavorare insieme ed allenarsi  per migliorare.  Nessun divorzio all’orizzonte.

Quanto alla voci su un mio possibile trasferimento in Argentina vorrei fare chiarezza. Non è mia intenzione per ora andare a giocare all’estero, anche se la mia coppia (Bocchi – Madala) ha avuto molte offerte. Il discorso merita una considerazione più ampia. Il caso Monaco costituisce un pericoloso precedente ed anche la correlata  riforma del codice di eleggibilità sembra facilitare il transito delle coppie da una nazionale all’altra. Quello che sta accadendo con la squadra di Zimmermann dimostra che la nozione di residenza non è così restrittiva come in passato poteva sembrare. Personalmente faccio fatica a pensare che un noto professionista come Pierre Zimmermann – che ha pressanti impegni di lavoro altrove – davvero trascorra sei mesi nel Principato di Monaco. E ci sono anche altri giocatori nel suo team che hanno la famiglia o altri interessi professionali altrove… Insomma mi sembra che si faccia strada l’idea che la scelta di andare a giocare al di fuori del proprio paese sia meno difficile che in passato e,  pertanto,  oggi sia più agevole “vendere” sul mercato estero la propria coppia.

Come molti sanno io ho il passaporto argentino (mia mamma era argentina) e per me e Madala andare a giocare in Argentina sarebbe semplicissimo, ma oggi come oggi il passaporto  o la residenza non sembrano più  un ostacolo reale: ci sarebbe altrettanto facile accettare proposte da qualsiasi altra parte del mondo. Ovviamente il problema non riguarda solo noi ma anche altre coppie internazionali. L’elasticità dimostrata con il caso Monaco apre le porte a residenze fittizie (che nessuno verifica) e crea i presupposti per un libero mercato dei giocatori.
 
Ribadisco per quanto mi riguarda che mi vedrete a Bali a difendere i colori azzurri. Nemmeno Lorenzo Lauria mancherà ai prossimi mondiali: e questo sia una rassicurazione per i suoi fan e un avvertimento per i nostri avversari!

Privilege Class. Ho sempre pensato che noi giocatori professionisti di bridge apparteniamo a una classe privilegiata: svolgiamo un’attività che ci diverte e ci facciamo i soldi. Lavoriamo poco e guadagnamo tanto.  Frequentiamo bei posti e bella gente… Giocando a carte riusciamo a mantenere la famiglia e anche a concederci una elevata qualità di vita. E’ un pensiero che mi si ripresenta spesso alla mente in questo periodo di crisi economica internazionale: ho la consapolezza della fortuna che mi è capitata. Io credo che se tutti condividessimo questa consapevolezza il mondo del bridge professionistico potrebbe essere migliore: ci vorrebbe maggiore fair-play fra giocatori, maggiore unione fra noi giocatori e maggiore apertura e disponibilità nei confronti del pubblico che ci segue con tanta passione. Un conto è l’agonismo in gara, che è parte essenziale del nostro gioco, altra cosa è la guerra dei colpi bassi e delle piccolezze.

Vi racconto un episodio che non dovrebbe mai accadere al tavolo da gioco. Eravamo in una competizione internazionale, un giocatore fa una renonce. Il fatto è chiarissimo, ma al sopraggiungere dell’arbitro il giocatore nega ed il suo compagno lo sostiene. E sto parlando di top player a livello internazionale. Questi sono fatti contrari ad ogni etica dello sport e rendono vile il nostro gioco. Gente così non la vorrei nel mio clan di amicizie e non la vorrei incontrare nel bridge.

Proprio perché viviamo in un’isola felice, dovrebbe esserci maggior pudore nella ricerca della commercializzazione di ogni aspetto del bridge e dei guadagni a tutti i costi e maggiore disponibilità fra noi e verso il pubblico. Vorrei meno guerra, meno coltivazione di interessi esclusivamente personali, meno interessi economici e più sportività. Proprio perché il bridge ci dà molto tutti noi dovremmo responsabilmente dare molto al mondo del bridge ed ai suoi fan, restituire in termini di correttezza e disponibilità quanto la fortuna ci ha donato. E quando uno ha già tanto non dovrebbe poi cercare di avere avidamente di più anche ricorrendo a manovre losche o giochi di potere a discapito degli altri. Ci dovremmo impegnare invece nella promozione del nostro sport, verso i giovani, verso i giocatori amatoriali di tutti i livelli e di tutte le età. Vorrei più personaggi come Zia Mahmood, in grado di rendere il bridge più dinamico, piacevole, accattivante e socializzante. E meno campioni proiettati solo alla protezione del proprio bilancio economico. Mi piacerebbe un giorno vedere che l’amore per il bridge superasse quello per il proprio portafoglio.

Giochi Mondiali di Lille – Concludo con i doverosi e quanto mai sentiti complimenti alla Svezia, che ha vinto i Mondiali di Lille alla scorsa edizione dei Giochi della Mente. Mi piace questa squadra che punta su ragazzi giovani e dalla faccia pulita che giocano un bridge bello e sano. Voglio dire bravi a tutti: Krister AHLESVED, Peter BERTHEAU, Per-Ola CULLIN, Fredrik NYSTROM, Jonas PETERSSON, Johan UPMARK. Ogni volta che vedo salire ai più alti gradini del podio una squadra giovane mi riconcilio con il bridge e mi tornano nelle mente pensieri positivi e ricchi di speranza per il futuro di un gioco che amo davvero tanto.

Adios y hasta muy pronto

Norberto

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09/10/2012

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