A modo mio. L’editoriale di Norberto Bocchi (2): Una mano incredibile, sesso e divisa

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Una mano incredibile. Mi accingo a giocare il torneo internazionale a squadre di Montegrotto: partecipo a questa manifestazione dopo moltissimi anni di assenza, e tornando qui mi sono ricordato – del resto come potrei dimenticarla? – di una mano che merita senza dubbio di entrare nel Guinness dei primati. Era il 1993 (credo), ed avendo finito il mio turno di gioco ero in angolo a guardare la coppia italiana Malaguti – Vivaldi. Giocavano il sistema fiori forte, pertanto l’apertura di 2NT era libera. Poiché tutte le mani forti nel loro sistema erano aperte con 1♣, giocavano l’apertura di 2NT convenzionalmente come sottoapertura con i due minori o con i due maggiori. Oggi questa apertura è considerata una convenzione “brown sticker”, ovvero consentita solo nelle fasi finali di competizioni di più alto livello internazionale; questo perché non consente una facile organizzazione difensiva agli avversari. Ma all’epoca era consentita. E anche se stiamo parlando di due ottimi giocatori, questo tipo di apertura – ed i suoi sviluppi – non era ancora molto sperimentata.

Queste erano le carte:

 

Nord (Vivaldi)

♠KJ10xx

QJxxxx

xx

♣—

 

Sud (Malaguti)

♠Ax

AK xxx

KQxxxx

♣—

 

Ora vi racconto come Vivaldi-Malaguti sono arrivati al contratto di …

Nord apre 2NT, indicando il possesso della bicolore maggiore. Fin qua i compagni sembrano essere d’accordo, infatti Sud risponde 3: relais positivo. Nord, in obbedienza al sistema, licita 3NT, che significa “ho entrambi i colori nobili”. Ancora nessun problema. A questo punto Sud licita 4♣, che per lui indica chiaramente la cue bid di fiori. Forse è cue bid anche per Nord, che però comincia ad avere dei dubbi; ma licita 4: questa licita nega controllo a quadri e dice sostanzialmente al compagno “non ho altra informazione da darti”. Sud deve aver pensato tra sé e sé: “speriamo che il mio compagno abbia capito che 4♣ era cue bid”; perciò insiste e licita 5♣, indicando il vuoto a fiori e ovviamente sottintendendo il controllo a quadri. Sud vuole evidentemente (evidentemente?) tener aperta la licita per testare la possibilità di slam. No, per Nord non è così evidente, e si chiede: “ma che vuol dire questa ripetizione delle fiori?”. E comincia a pensare. Pensa, pensa, e decide che la ripetizione delle fiori indica sicuramente buon colore di otto carte, pertanto intavola il cartellino del PASSO. Quando scende il morto Malaguti rimane impassibile: non dice nulla al compagno, e gioca le sue 5♣ senza avere nemmeno una atout. Non ho mai visto in vita mia giocare una manche con la doppia chicane nel colore d’atout, e penso non sia mai capitato nella storia del bridge. Io e gli altri angolisti naturalmente scoppiamo a ridere…

Una mano indimenticabile. Come indimenticabile resta per me il ricordo di Gaetano “Jeff” Malaguti, scomparso prematuramente qualche anno fa. Era un ottimo giocatore, dotato di ironia e signorilità, e la sua impassibilità in questa circostanza è ulteriore testimonianza del suo fair-play al tavolo.

 

Bridge e sesso sono compatibili? Questo è il dilemma. Se e come l’attività sessuale condizioni le prestazioni sportive è un argomento da sempre dibattuto. Premessa: il bridge praticato ad alti livelli richiede alte prestazioni di tipo cognitivo ( abilità di concentrazione, capacità mnemoniche, attività di problem solving, etc) ma anche elevate abilità fisiche proprie degli sport tipicamente motori. I giocatori professionisti sono chiamati ad una grande resistenza di tipo fisico, dovendo rimanere fermi al tavolo per molte ore al giorno e per più giorni consecutivi. La resistenza non è solo cognitiva ma anche fisiologica. L’attività sessuale implica, come è noto, un certo dispendio di energie. Ma questo dispendio è molto diverso se la pratica sessuale è circoscritta all’interno di un rapporto di coppia stabile e già consolidato, oppure se si tratta di rapporti ‘occasionali’. Voglio dire che il dispendio di energie dipende non soltanto dall’atto fisico, ma anche dalla carica emotiva che lo accompagna.

Nel primo caso (relazione stabile) la pratica sessuale è vissuta senza ansia e può portare benessere, aiutando a sciogliere la tensione e generando autostima e serenità. In questo caso direi che il sesso giova alla prestazione sportiva. Nel secondo caso (relazione occasionale), la pratica sessuale può divenire elemento di distrazione: implica infatti il gioco del corteggiamento, l’ansia da prestazione, la paura del rifiuto o l’ebbrezza della nuova conquista, e mille altre emozioni o fattori di stress che ruotano intorno alla smania della ‘nuova’ conquista. Questo dispendio di energie, fisiche ed emotive, può avere ricadute negative sulla prestazione sportiva; di certo toglie serenità e concentrazione. Penso che il sesso in sé, in quanto dispendio di energie fisiche, sia fortemente nocivo solo prima di prestazioni sportive che implicano sforzi concentrati, come il lancio del peso o la corsa dei 100 metri. Vi farò una confessione. Una delle mie peggiori prestazioni fu a Barcellona in occasione della Coppa Campioni 2004. Quando i miei compagni di squadra mi chiesero sconsolati: “Norberto ma che hai? Sei irriconoscibile!” io dovetti ammettere la verità. Avevo appena iniziato a flirtare con una ragazza di Barcellona di nome Sigrid (quella che poi è diventata la mia attuale moglie), ed ero fortemente preso da lei, travolto da… quella passione impetuosa che si scatena nelle prime fasi dell’innamoramento.

 

Dress-code: obbligo di divisa per i giocatori. Durante gli scorsi Mondiali di Veldhoven la WBF ha approvato il codice di abbigliamento sportivo (dress-code). Mi chiedo: vogliamo davvero essere considerati uno ‘sport? Ho praticato la pallacanestro ad alti livelli, penso di sapere cosa sia lo sport. Personalmente non considero uno il bridge uno sport al pari degli altri. Ma se davvero si vuole che anche il bridge sia considerato uno sport a tutti gli effetti, ben venga la divisa, soprattutto a livello di tornei internazionali o quando comunque si rappresenta il proprio Paese (Europei, Mondiali, Olimpiadi e così via). La divisa conferisce un ‘tocco’ di immagine, che è necessario in questa disciplina. Sono favorevole all’obbligo di divisa e spero di non veder mai più durante le competizioni internazionali giocatori in bermuda e ciabatte o canottiere senza maniche. Certi spettacoli tolgono davvero il ‘glamour’ a tutto l’ambiente. La divisa è obbligatoria in tutti gli sport. Per esempio nel Golf, anche nei circoli privati, ci sono abbigliamenti vietati ed una etichetta formale da rispettare. Questo accade anche in sport come il bigliardo, perchè il bridge, che tanto aspira a presentarsi come uno sport al pari degli altri, non dovrebbe prevedere l’obbligo di divisa? La divisa è una forma di rispetto non solo per gli avversari ma anche per gli spettatori, specie nella nostra era in cui si va sviluppando l’uso delle web tv e l’immagine del bridge, grazie alle nuove tecnologie multimediali, è sempre più diffusa.

 Adios y hasta muy pronto,

Norberto

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A modo mio. L’editoriale di Norberto Bocchi per Neapolitan Club.

La foto è tratta dal n. 59 (Febbraio 2011) di BridgeCat (Rivista ufficiale dell”Associazione Catalana di Bridge).

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