Dalpozzo: no alle selezioni per tornare a vincere (intervista)

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andrea dalpozzoCon ben 96 squadre partecipanti il Torneo di Rastignano, giunto quest’anno alla sua settima edizione, è diventato uno degli eventi più significativi nel panorama bridgistico italiano. L’organizzatore, Andrea Dalpozzo, dall’aprile scorso è anche Consigliere Federale della FIGB (Federazione Italiana Gioco Bridge).

Lo abbiamo intervistato per parlare del successo di Rastignano e, più in generale, della situazione del bridge italiano, dopo la mancata qualificazione della nazionale Open ai campionati mondiali 2015 (Chennai, India).

Allora Andrea, ci racconti ‘luci e ombre’ della VII edizione del Torneo di Rastignano? Cominciamo dagli aspetti positivi….

Per sei anni abbiamo convissuto con l’ombra di una sede che, edizione dopo edizione, si mostrava sempre meno idonea ad  ospitare la continua crescita dell’evento. Dalle 56 squadre del 2008 siamo arrivati ad 82 nell’ edizione 2013. Crescita rallentata dai limiti strutturali della sede del circolo che, per quanto bella ed accogliente, richiedeva l’installazione di strutture aggiuntive che non potevano però garantire adeguato confort ai partecipanti. Quest’anno abbiamo superato i limiti strutturali trasferendo il torneo al Centro Congressi Unaway di San Lazzaro di Savena, una location modernissima che ritengo ideale per il bridge e che consente di ospitare, comodamente, fino a 150 squadre. E‘ una struttura monopiano di oltre 2300 mq, accessibile ai disabili, insonorizzata, dotata di impianti meccanici e tecnologici all’avanguardia, è vicina all’autostrada ed ha un parcheggio privato capace di oltre 250 posti auto. Al suo fianco c’è poi l’omonimo hotel quattro stelle capace di oltre 150 stanze, dove abbiamo organizzato la cena del sabato sera, anch’esso dotato di altri 250 posti auto riservati.

Insomma, le condizioni ottimali per cominciare una nuova avventura che ci ha permesso di raggiungere il record di 96 squadre. Pensa che sarebbero state anche di più (il venerdì mattina erano 101) se alcuni amici non avessero  avuto degli imprevisti  e se non ci fossero state concomitanze con altri eventi analoghi. E non dimentichiamo poi il coppie miste della domenica: 120 coppie alla prima edizione con altri eventi in contemporanea penso siano un buon risultato. Nel complesso permettimi di dire, ed i commenti dei partecipanti lo testimoniano, tante luci e pochissime ombre cui porremo sicuramente rimedio nell’edizione 2015.

Se un aspetto negativo può essere rilevato in questo evento di sicuro successo, possiamo dire che sono mancati i ‘Big’, sia i campioni stranieri che le stelle italiane. Come mai? Forse la partecipazioni dei grossi nomi non rientra nella politica degli organizzatori?

La contemporaneità, spero occasionale, con il Cavendish di Monaco ci ha tolto alcuni giocatori che venivano abitudinariamente da noi, ma abbiamo comunque visto ai nastri di partenza Arturo Franco, Andrea Buratti, Mario D’Avossa, Maurizio Pattacini, Bobo Cambiaghi, Furio di Bello, Matteo Montanari, e tanti altri giocatori di primissimo piano a livello nazionale. Nelle edizioni precedenti non dimentichiamoci poi di Alfredo Versace (vincitore nel 2011), Gianfranco Facchini, Valerio Giubilo, Arrigo Franchi, Massimo Lanzarotti, Leonardo Cima ed altri tra cui le nazionali femminili Simonetta Paoluzi e Margherita Chavarria. In futuro speriamo che ci siano più Big fermo restando che Rastignano vorrebbe rimanere una festa dei bridgisti e non un invitational. Se poi alla festa parteciperanno anche tanti Big, noi li aspettiamo a braccia aperte per avere l’onore di incontrarli. Sappiamo che partiamo battuti ma la soddisfazione di poterci giocare contro secondo me è superiore alla delusione di una sconfitta annunciata. E poi vuoi mai che ti capiti di batterli…chi riuscirà in questo avrà qualcosa da raccontare ad amici e nipoti per un pò di anni. Per certo dai tavoli da gioco la sfida si sposterà a sera ai tavoli del ristorante e lì la sfida per loro sarà sicuramente più impegnativa…. Dai roumors di Facebook, vedi per esempio un post di Norberto Bocchi, sembra che la squadra Lavazza stia valutando di calendarizzare Rastignano per il 2015. Che dire? Sarebbe splendido. Aspettiamo la conferma.

 Quanto costa l’organizzazione di un evento di questo tipo e come hai affrontato tutte le spese?

I costi vivi dell’evento (comprensivi di montepremi) su due giorni si avvicinano ai 30.000 euro. Da questi sono esclusi i costi di organizzazione, promozione e coordinamento che svolgo principalmente in prima persona solo per passione e che mi impegnano in media un paio di ore al giorno per tutto l’anno. Non dimentichiamo il contributo di tutti i soci dell’Associazione Bridge Rastignano che mi supportano costantemente nell’organizzazione e che nei giorni dell’evento contribuiscono a titolo gratuito all’allestimento e smantellamento delle sale. Le spese vengono coperte in parte dalle iscrizioni (circa il 40%) e le altre con contratti di pubblicizzazione di marchi commerciali. Quest’anno abbiamo trovato un main sponsor come Allianz Bank (rappresentata dal Financial Advisor Giulio Maimura), ma lasciami ricordare anche gli altri il cui ruolo è comunque fondamentale per la riuscita dell’evento: Iconsulting Spa, Casalini e Co Srl, Novatek Srl, Techno Hse Engineering Srl, Scavitalia Srl, Tambaro Costruzioni, AA Coperture Srl, Ediscavi Srl, Progeco Srl e Dalferro Srl, nonché il Gruppo Mercatone Uno. Andando a vedere le locandine delle edizioni precedenti vedrai che con molti degli sponsor di quest’anno si è creata una vera e propria fidelizzazione (Mercatone Uno, AA Coperture e Novatek sono stati anche main sponsor). Loro ci hanno creduto. Speriamo di averli ripagati. Ma il bello, secondo me, deve ancora venire.

Dopo il successo di quest’anno, sicuramente stai già lavorando alla prossima edizione del Torneo di Rastignano: come sarà?

Per ora direi che sarà sempre su due giorni e che manterremo la stessa formula pur non escludendo adattamenti per migliorarla se necessario. Lavoreremo in particolare sul coppie miste dove per me ci sono ampi margini di crescita. Deve avere una sua identità e non essere una sorta di consolation del giorno dopo. Per valorizzarlo lo abbiamo fatto su tre turni e 33 mani. Il misto è un campionato molto gradito e le tante coppie venute da lontano solo per quello ne sono testimonianza. La sede sarà sempre il Centro Congressi Unaway di San Lazzaro di Savena (Bologna). Per ora abbiamo solo calendarizzato la data (5 e 6 settembre) ma penso non ci saranno problemi a rinnovare l’accordo. Vorremmo inserire qualche evento parallelo, non necessariamente bridgistico, ed al riguardo il sodalizio che si è creato con il mondo del rally potrebbe essere un’opportunità. Bridge e motori?? Perché no! Ci piacerebbe poi organizzare anche una visita guidata al centro storico di Bologna da farsi la domenica mattina in modo che giocatori ed eventuali accompagnatori possano trovare un’alternativa ai tavoli da gioco. La notorietà dell’evento meriterebbe poi un ulteriore ritocco al montepremi (quest’anno 9000 euro per lo squadre e 3500 per il coppie) ma qui dipende principalmente dalla campagna sponsorizzazioni. Per fare tutto questo l’ideale sarebbe avere un importante main sponsor con cui condividere le varie fasi dell’evento (dalla preparazione delle locandine, alla promozione dell’evento sui “media”, all’allestimento delle sale). Penso che ne avrebbero un grosso ritorno di immagine. Per certo superiore allo sforzo che dovrebbero sostenere.

Oltre che organizzatore dell’evento di Rastignano, dall’aprile scorso sei anche membro del Consiglio Federale della FIGB. A te è spettato l’onere e l’onore di sostituire Guido Ferraro. Come stai vivendo questa nuova esperienza? Ci racconti qualcosa del tuo incarico come consigliere federale? Come vedi la situazione del bridge italiano?

Alle ultime elezioni ero candidato per la lista di Bobo Cambiaghi e nonostante si sia persa la presidenza, Guido era stato eletto consigliere ed io secondo degli esclusi. La scomparsa di Guido Ferraro ha lasciato un grande vuoto nel bridge nazionale ed internazionale. E’ stato un grande giocatore: io non non ho avuto la possibilità di conoscerlo bene, me lo hanno descritto tutti anche come una grande persona. Di lui ricordo i commenti in Bridge Rama ai campionati di Salsomaggiore. La sua competenza e la sua ironia erano tali che la gente ne usciva entusiasta.

Per quanto riguarda la realtà federale posso dirti che è un ambito molto diverso, forse anche troppo distante, da quello delle realtà locali. Da oltre 10 anni sono nel consiglio direttivo dell’Associazione Bridge Rastignano, sono stato Consigliere Regionale Emilia Romagna per più mandati. Ho quindi una discreta esperienza nell’ambito locale mentre a livello Federale mi ritengo un neofita ed in questi primi mesi sto cercando di capire come funzionano le cose. Pur facendo parte della cordata di opposizione, al momento, mi sono messo a disposizione del presidente Medugno per dare un contributo fattivo ad un bridge nazionale purtroppo da qualche anno in recessione. L’eredità lasciata dalle gestioni precedenti non è stata delle migliori, ma ad oggi non si può ancora parlare di ripresa. Spero che nel breve si introducano tutti quei rinnovamenti necessari ad invertire la rotta e riportare gli iscritti ai numeri che competono ad una nazione come la nostra. In questo momento cominciano a sentirsi segnali di sofferenza dalle Associazioni: io, che vivo quotidianamente una realtà importante,  ne sono diretta testimonianza, e su questo aspetto dovremo lavorare sodo.

Il bridge italiano affronta oggi due criticità: la clamorosa esclusione dell’Open italiano dai mondiale e la mancanza di ricambio generazionale nella categoria Open.  Cominciamo da quello che è successo a Opatija….

I risultati degli europei di Opatija sono una parziale conseguenza di una scelta fatta in campagna elettorale. Si sapeva che le selezioni avrebbero indebolito la nazionale. Probabilmente si sperava in un risultato migliore e quanto meno nella qualificazione ai mondiali. La squadra che ha rappresentato la nazionale (Francesco Angelini, Leonardo Cima, Valerio Giubilo, Lorenzo Lauria, Alfredo Versace, Antonio Sementa) era comunque una buona squadra ed il risultato ottenuto è certamente di gran lunga inferiore alle loro possibilità. Indubbiamente qualcosa non ha funzionato.

E cosa non ha funzionato secondo te?

Tecnicamente il mio livello bridgistico non è tale da potere giudicare nel merito. Non ero presente e non so se ci siano stati problemi nel gruppo. Al riguardo ho avuto modo di leggere un commento di Alfredo Versace che, in modo molto sincero ed apprezzabile, esprimeva rammarico per il risultato finale ma difendeva la compattezza del gruppo sostenendo che tutti hanno profuso il massimo impegno. La sensazione è che la partenza sia stata poco fortunata. Poi l’obbligo di dovere recuperare, cosa a cui non siamo abituati da anni, ha fatto si che si giocasse probabilmente sotto una maggiore pressione: il che non ha aiutato. E’ stata certamente una delusione, qualcuno la ha definita la “Corea” del Bridge, ma come la nazionale di calcio si è prontamente risollevata spero lo faccio anche la nostra.

E allora  il futuro dell’open azzurro come sarà?

Se vogliamo tornare a vincere penso che, al momento, in Italia non si debbano fare selezioni. La differenza tra i top player e gli altri mi pare ancora troppo marcata anche se qualche alternativa mi sembra stia emergendo. Per il futuro dell’open, se ci saranno le risorse, dovremo probabilmente investire di più sui giovani. Bisogna valutare se la strada percorsa fino ad oggi sia il meglio che si potesse fare con le risorse umane ed economiche disponibili ed eventualmente cambiare qualcosa prendendo anche spunto dal settore femminile dove i risultati testimoniano un ottimo lavoro. Vedrei bene anche il coinvolgimento di qualche nostro top player. Nell’immediato cercherei quindi di ricostruire la nazionale che ha vinto tutto chiedendo loro di reggere più anni possibile in attesa che emerga qualche nuovo talento.

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Laura Camponeschi

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