Lorenzo Lauria: Mi piace solo il bridge agonistico (intervista)

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Lorenzo Lauria, sono tanti gli argomenti che vorrei discutere con te. Ma prima di tutto desidero porgerti personalmente i complimenti per la splendida vittoria ad Orlando. Ci racconti qualcosa di questa bella esperienza? Era un po’ di tempo che Alfredo Versace ed io non vincevamo negli Stati Uniti. All’inizio, quando giocavamo in squadra con Bocchi-Duboin in America abbiamo davvero vinto tantissimo: eravamo noi la squadra da battere. Non ricordo se vincemmo all’epoca sei o sette National: ogni anno ci portavamo a casa almeno un premio.

 Poi abbiamo segnato un breve stop. Questo è dipeso dal fatto che abbiamo avuto una squadra meno competitiva e qualche volta abbiamo proprio giocato in emergenza. Ma adesso la squadra è ripartita alla grande e con Sementa e Duboin abbiamo un team decisamente più agguerrito e più preparato: nello scorso National eravamo arrivati in semifinale ma Sementa ha avuto un malore e questo non ci consentì di giocarci al meglio le nostre chances. Quest’anno a Orlando siamo stati anche fortunati, ma per vincere occorre sempre un po’ di fortuna. Abbiamo rischiato qualcosa nella prima fase, poi abbiamo preso la testa della classifica e l’abbiamo mantenuta fino alla fine vincendo, invero, con uno scarto minimo. E’ stata una grossa soddisfazione e spero che sia l’inizio di una nuova serie positiva.

Come vedi la coppia Sementa- Duboin? Sta risalendo ad altissimi livelli ultimamente …

Non si può dire che questa coppia abbia mai avuto un calo. Perchè una coppia renda al meglio bisogna sempre aspettare: per formare una coppia ci vogliono anni. La coppia Sementa-Duboin ha avuto un’ottima partenza, poi s’è fermata: adesso ha ripreso. Credo che bisogna aspettare ancora del tempo prima di poter dare un giudizio definitivo sulla coppia. Comunque noi ci abbiamo vinto gli Europei, ci abbiamo vinto le Olimpiadi, ci abbiamo vinto in America … insomma i risultati ci stanno!

A Milano poi son stati bravi questi ragazzi della Lavazza, vero?

Il torneo ‘Città di Milano’ è un torneo con caratteristiche molto peculiari: si tratta di un giorno e mezzo durante il quale si giocano gironi separati. Non tutti i giocatori giocano le stesse mani ma ogni girone è a sè stante, per cui molto dipende dalle smazzate che ti capitano. Pertanto è una formula che può sfalsare il reale valore delle squadre. La squadra Lavazza ha cumulato una serie di punti iniziali che hanno consentito loro di vincere con con largo anticipo: Lavazza era comunque la squadra più forte e ha giustamente stravinto.

Buone notizie per la nostra nazionale tutte queste vittorie dei nostri giocatori…Mi sembra che la nazionale selezionata dalla Lavazza sia fortissima.

Penso proprio di sì!

Invece mi sembra che il nuovo team Zaleski qualche perplessità la susciti: non sta andando benissimo o comunque al di sotto delle aspettative…

A Milano siamo stati abbastanza sfortunati e la formula è tale che, quando si viene pesantemente sconfitti in un incontro, diventa poi difficile recuperare. Il vero banco di prova sarà la finale di Coppa Italia che comincia il 16 dicembre prossimo. Questa competizione è molto importante per il nostro gruppo e ci terremmo a far bene e a vincere. In effetti credo che siamo i favoriti e una vittoria sarebbe un bel punto di partenza per la nuova stagione.

Come saranno schierate le coppie?

Zaleski giocherà con Versace ed io farò coppia con Valerio Giubilo. Il signor Zaleski è uno sponsor che ha piacere di giocare e pertanto si siederà al tavolo spesso: questo significa che la coppia Lauira-Versace la vedrete poco giocare insieme. E questo potrebbe essere un handicap, anche se con Giubilo gioco volentieri e mi trovo bene.

A proposito di Coppa Italia, tu che conosci molto bene l’ambiente romano, mi spieghi che sta succedendo nel team Angelini? Ho letto che in formazione ci sono i Fantunes, eppure credo che sia in atto una rottura fra loro e Angelini: giocano ancora insieme?

I Fantunes sono iscritti perchè oggi fanno ancora parte della squadra Angelini. Però, conoscendo Francesco Angelini dubito che li farà giocare. So che è ancora molto arrabbiato con loro che non credo vorrà nemmeno convocarli. Per Francesco l’amicizia è alla base della squadra, se qualcosa si rompe a livello personale è difficile che poi non ci siano ripercussioni nel bridge. Non te lo posso ovviamente dire con certezza ma da come so le cose io…  credo proprio che Francesco non li porterà alla Coppa Italia. E poi se vedi la formazione, Angelini ha preso altri credo proprio per non portare i Fantunes: Garozzo, Dato, Cima e Primavera. Per lo meno questo è quello che so io da fonti dirette, cioè da Francesco Angelini stesso.

Anche se non lavori più per Francesco Angelini tu resti in effetti uno suoi dei migliori amici.

Indubbiamente Francesco ed io siamo rimasti amici: ci conosciamo da più di 40 anni. La rottura del contratto con Angelini è stata una scelta obbligata, come ti ho spiegato nella nostra precedente intervista, ma non ci sono mai stati motivi a livello personale.

Sono certa che hai parlato con Francesco di questa faccenda e che ne conosci i dettagli : tu che conosci così bene tutti gli attori di questa storia, ci racconti come è nata la rottura fra Angelini e i Fantunes?

Innanzi tutto i Fantunes hanno fatto una loro scelta, quella di andare a giocare all’estero con Zimmermann. Pertanto hanno informato Angelini che non avrebbero più fatto le selezioni in Italia per le Olimpiadi con lui ma si sarebbero iscritti con la rappresentativa monegasca, perchè ritenevano così di avere migliori chances giocando in squadra con la coppia Helgemo Helness. I Fantunes speravano che Angelini comprendesse questa loro legittima aspirazione, ovvero quella di raggiungere dei risultati migliori in campo internazionale con un altro team. Ovviamente i Fantunes volevano rimanere con la squadra Angelini, invece, per le competizioni a carattere nazionale. Come pensi abbia reagito Francesco? Angelini non ha accettato questa soluzione e li ha licenziati.

Queste cose te le ha riferite direttamente il tuo amico Angelini?

Ovviamente sì, non sono mie supposizioni ma quello che riferisce Francesco Angelini, ovvero la pura verità.

Fammi capire. I Fantunes hanno presentato ad Angelini un loro progetto secondo il quale avrebbero continuato a militare nel suo team per le competizioni italiane ma in quello di Zimmermann per le competizioni internazionali.

Esattamente. Ovviamente i Fantunes hanno chiesto il parere di Angelini prima di prendere una decisione definitiva. Ma tu lo conosci Angelini? Cosa vuoi che rispondesse? La reazione di Francesco è stata brutale, ha risposto loro chiaramente cosa pensava e che pertanto se ne andassero tranquillamente a … Monaco. Diciamo che li ha tolti immediatamente da ogni imbarazzo decidendo per loro di terminare ogni collaborazione e di metterli fuori dalla sua squadra, lasciandoli così liberi di andare dove volessero e con chi volessero. Del resto questa reazione da parte di Angelini era abbastanza prevedibile. Soprattutto dopo il precedente della rescissione del contratto mio e di Versace. I Fantunes avevano strenuamente appoggiato Angelini contro le decisioni della Signora Lavazza, certo Francesco non si aspettava che adesso non volessero più fare le selezioni per le Olimpiadi con la sua squadra…

Però Lorenzo io credo che nella decisione dei Fantunes di andare a giocare a Monaco sia pesata molto la mancata selezione agli Europei. E’ vero che proprio tu non li gradivi nella nazionale e hai posto un veto contro di loro?

No, abbiamo giocato tante volte in nazionale coi Fantunes, anche se forse i rapporti non stati molto idilliaci. Mai posto nessun veto. Si tratta di una decisione della signora Lavazza: decisione secondo me in quel momento giusta.

Oramai è di dominio pubblico l’intenzione dei Fantunes di trasferirsi a Monaco e andare a giocare con Zimmermann insieme ai Vichinghi (Helgemo- Helness). Quello che vorrei capire è se si tratta di una scelta abbastanza obbligata visto che qua in Italia non c’era posto per loro in Nazionale. Insomma quanto si tratta di una scelta autonoma e quanto di una decisione indotta dalle circostaze secondo te?

Credo che pesino tutti e due i fattori. Ti posso dire che con Angelini i Fantunes avevano un contratto abbastanza significativo, probabilmente avranno avuto una grossa offerta economica da parte di Zimmermann: per rinunciare a un contratto grosso ce ne vuole uno ancora più grosso.

Scusa Lorenzo, ma anche tu avevi un contratto grosso con Angelini eppure te ne sei  andato…

No, io non ho mai voluto fare questa scelta. Io ho solo accettato di giocare per la mia nazionale e questo ha comportato poi la rottura, ma non è stata una una scelta mia quella di rompere con Angelini. Anzi, non pensavo inizialmente che accettando le convocazioni per la nazionale italiana avrei perso il mio contratto con Angelini. Non lo sapevo e non lo potevo prevedere. Invece i Fantunes hanno fatto proprio una scelta preferenziale, tra due opzioni hanno scelto Zimmermann. Poi hanno sperato magari che Angelini accettasse il loro progetto ma certo che la rottura era preventivata in quel tipo di progetto.

Che effetto ti fa vedere due campioni italiani che vanno a giocare sotto una bandiera estera?

Io non ci sarei mai andato. Ma ognuno decide la sua sorte in base alle proprie emozioni e sensazioni. Per loro non si tratta solo di rinunciare per sempre alla nazionale italiana ma anche di aprire una strada nuova che non si sa dove li porterà. Credimi non sono cose semplici. Qualcuno potrebbe anche opporsi: Monaco non ha mai avuto un importante passato bridgistico nè un presente, ora improvvisamente ha un futuro perchè due italiani, due francesi e due norvegesi vanno a risiedere a Montecarlo… Vedremo quello che succede.

Nella nostra precendete intervista tu hai usato un’espressione che ha fatto molto discutere: dicesti a proposito di Fantoni che il suo era un ‘bridge commerciale’. Vuoi spiegare meglio cosa intendevi dire?

Onestamente definire il bridge di Fantoni un ‘bridge commerciale’ tout court mi sembra davvero riduttivo: non intendevo riferirmi al sistema di gioco ovviamente! Claudio Nunes e Fulvio Fantoni sono due professionisti. Intendevo però dire che i Fantunes sono più attratti dal business che c’è nel bridge piuttosto che dal lavorare seriamente per migliorarsi. Non ho mai inteso sminuire però la loro figura di professionisti. Dal mio punto di vista loro fanno un lavoro che io non voglio certo criticare ma che davvero non farei mai. Quello che volevo dire è semplice: invece di lavorare nello studio e nel miglioramento del loro sistema i Fantunes lavorano nella direzione dei soldi. Non volevo con l’aggettivo ‘commerciale’ sminuire la loro qualità di professionisti del bridge.

Credo che si sia capito molto bene quello che volevi dire già nella prima intervista e comunque adesso mi sembra lapalissiano. Lorenzo, hai appena detto che i Fantunes fanno un tipo di lavoro che tu non faresti mai: mi spieghi cos’è esattamente che tu non faresti?

A me piace il bridge agonistico e mi piace fare solo quello. Vedi, nel bridge ci sono diverse forme di professione oltre all’agonismo: si può insegnare, scrivere, organizzare tornei e crociere… si possono davvero fare tante cose. Invece a me piace solo il bridge agonistico, legato ovviamente ai risultati e alla professione. Tutto questo io lo posso dire perchè sono cose che ho potuto constatare giocandoci per anni in squadra. Ciò non toglie che i Fantunes siano giocatori in grado di vincere qualunque competizione. Quello che a me non piace è l’atteggiamento che loro hanno nei confronti dei compagni di squadra e del bridge competitivo: non li trovo molto seri, tutto qua. Si sono spesso rifiutati per i loro numerosi impegni di allenarsi e di studiare possibili varianti al sistema insieme a noi.

A me Fulvio sembra un uomo solare e molto affabile. Io l’ho spesso avuto ospite nelle mie trasmissioni radiofoniche e l’ho trovato simpatico e assai disponibile. Non capisco proprio quali atteggiamenti possano non piacerti di Fulvio nei confronti dei compagni di squadra…

Su questo punto desidero chiarire. Io ho giocato per più di quindici anni in squadra con Claudio Nunes e Fulvio Fantoni. Io personalmente non gli ho mai sentito dire mezza parola in quindici anni. Mai un commento o una battuta o una partecipazione emotiva: niente, zero. Per me Fulvio Fantoni è una persona che ha problemi di comunicazione con il genere umano, come altro potrei definire uno che non dice mai mezza parola e che non si esprime? Invece scopro che da qualche anno, in coincidenza con l’inizio dei suoi successi e delle sue iniziative ludiche e socializzanti (crociere, vacanze, tornei di rappresentanza et similia), che Fulvio Fantoni è una della persone più disponibili e più affabili del mondo del bridge. Io mi chiedo come sia possibile, come possa parlare con tutti una persona che per quindici anni non ha mai detto una parola con noi in squadra? Non ho mai sentito la sua partecipazione a quelle che possono essere le emozioni di una squadra vincente come quella che è stata la nostra, non ho mai sentito un suo commento. Quando gli si chiedeva qualcosa rispondeva sempre nel modo più veloce possibile e quasi a monosillabi. Ora scopro che Fantoni è la persona più disponibile e simpatica del mondo. Rimango perplesso. Ho conosciuto una persona totalmente diversa da quella che appare oggi. Io sono stato testimone dell’ascesa di Fantoni, l’ho visto crescere e affermarsi. Quando è entrato nella nostra squadra era un illustre sconosciuto e insieme a noi è arrivato a vincere tanto. Quando dico ‘noi’ non intendo solo me e Alfredo ma anche i compagni della squadra Lavazza con i quali Fantoni ha molto vinto in nazionale. Fulvio ha vinto con la squadra Angelini e con la Nazionale tutto quello che si poteva vincere. Posso dire che è cresciuto davvero insieme a noi. Ti pare possibile che con noi Fulvio non abbia mai istituito un rapporto umano e invece improvvisamente ora ha successo con tutte le persone che lo avvicinano nel mondo bel bridge?

E Claudio Nunes?

Per la mia esperienza personale sono molto diversi, Claudio è sempre stato un amico di tutti.

Cambiamo argomento. Ho letto su Bridegwinners una recentissima intervista rilasciata da Alfredo Versace ad Orlando l’indomani della vittoria della Reisinger Cup. In questa intervista Alfredo parla di te come di uno dei maggiori ‘sistemologhi’ a livello mondiale ma l’intervistatore fa notare che non esiste nessuna convenzione che porta il tuo nome…

Francamente io non ho mai registrato a mio nome alcuna convenzione e non so quale sia la procedura. Pero posso dire che oggi quasi tutti giocano le convenzioni che ho iniziato a giocare io anche se non mi sono mai dato da fare per pubblicizzarle o promuoverle con il mio nome. Pensa che spesso nei tornei qualcuno mi dice ‘io gioco la Versace’ mentre gioca una sequenza inventata da me (ridendo n.d.r.). Io non reagisco se non ridendo a queste cose. Francamente non ci tengo che alcune convenzioni o sequenze prendano il mio nome anzi per dirla alla romana ‘me ne frego’. Eppoi io più che convenzioni ho elaborato sviluppi di sequenze che non si possono definire o identificare in una dichiarazione secca come 2fiori Stayman o 4senza Blackwood. Io studio principalmente situazioni particolari del gioco e sviluppi abbastanza complicati e complessi. Ti dirò io stesso ho lavorato per mettere a punto alcune delle sequenze del sistema oggi giocato con successo dai Fantunes. E poi prendi uno come Benito Garozzo: non c’è nessuna convenzione specifica che porta il suo nome eppure ha fatto la storia del bridge ed è senza dubbio da considerarsi un maestro per noi tutti.

Vorrei per concludere fare attraverso di te i complimenti a Cristiana Morgantini, tua moglie, per la bella vittoria nel coppie miste.

Cristiana non è una bridgista di professione, fa un altro lavoro e gioca per passione. Ma negli ultimi anni è molto migliorata. Si impegna molto e cerca di studiare sempre di più le convenzioni che gioco io con Versace: le sta digerendo un po’ alla volta ma intanto… è riuscita ad assimilare molte cose e sì è davvero migliorata. Oggi è diventata una giocatrice competitiva nel misto italiano.

Nel salutarti voglio ringraziarti per la straordinaria gentilezza che hai sempre nei miei confronti, e farti un invito con una premessa molto chiara: un invito è tale perchè si può sempre declinare ovviamente… Comunque io ti invito a partecipare come ospite d’onore alla mia trasmissione radiofonica.

No no, considera l’invito già declinato. (ridendo n.d.r)

Be’ gli inviti, come ti ho detto, si possono sempre declinare…

E io infatti ne ho approfittato e ho declinato!

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Laura Camponeschi

(intervista registrata il 14 dicembre 2010)

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