Le Virtù Cardinali secondo Bocchi: Prudenza (intervista)

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Norberto BocchiAbbiamo intercettato Norberto Bocchi appena tornato dalla vittoria nell’Internazionale a squadre di Montegrotto (con M.T. Lavazza, Ferraro, Duboin, Sementa), e giusto prima che volasse verso Saint Louis (Missouri), per giocare il Trofeo Vanderbilt con Madala e Mustafa Cem Tokay.

Tra un complimento ed un in bocca al lupo c’è stato tempo solo per tre domande.  Abbiamo parlato di Prudenza.

A) Interferenza da Ovest: La Noncuranza di Forquet. Como, Bermuda Bowl del 1958, prima mano della sfida Italia-USA. Tutti in prima, Sud aprì 1; Pietro Forquet in Ovest interferì 1♠ con:

♠107653KQ8 KQ ♣1083

laddove B. Jay Becker, Ovest all’altro tavolo, era passato. Questo non è esattamente lo stile per “suggerire l’attacco”, e, oltretutto, l’interferenza di Forquet fu azzardata anche perché gli avversari erano Tobias Stone e Alvin Roth col loro solidissimo sistema: apertura con minimo di 14 e senza limite superiore (come oggi Fantoni-Nunes).

Ti chiedo, Norberto: non fu Forquet troppo noncurante, col suo povero colore e contro apertura così solida? E però bisogna che ti chieda anche: quanto realmente conta avere le teste nel colore d’interferenza?

 

Norberto Bocchi: Direi che per il bridge che si giocava a quel tempo l’intervento di 1 picche potrebbe essere considerato molto aggressivo: ma non e’ che per caso Pietro Forquet fosse già avanti nel 1958?

Riguardo al possesso delle teste nel colore di interferenza, credo – e ritengo sia opinione condivisa da molti giocatori forti – che un intervento a livello uno possa essere fatto al limite anche senza avere le teste nel colore d’interferenza, perché i vantaggi che a volte si creano intervenendo sono molto maggiori rispetto al rischio di dare un attacco sbagliato.

Ma ovviamente anche per me ci sono interventi esagerati: a questo proposito ricordo un intervento di Antonio Sementa. Aveva in mano ♠Qxxxxx Jxxx xx ♣x ed era in zona. Sull’apertura di 1♣ Sementa intervenne licitando 1♠. Ma ricordo anche che Alfredo Versace difendeva questo tipo di intervento sostenendo che era quasi obbligatorio, mentre io ed altri giocatori eravamo sbigottiti. Come vedi in quella mano mancava tutto: le teste nel colore di intervento, i punti ed il vantaggio di essere in prima!

 

B) Intervento di Est: La Prudenza di Mike Lawrence. Nel suo “Il libro completo delle interferenze” (1979 Hardy, Hawthorne CA; 1991 Mursia), Mike Lawrence porta questo esempio: Sud apre 1 in un sistema tipo standard, Ovest passa, Nord risponde 1♠; seduto in Est, tu hai:

♠862 QJ3AKQ87 ♣K3

Ti chiedo: quale sarebbe la tua licita? Lawrence raccomanda di passare; 2 potrebbe funzionare in un torneo a coppie, scrive, ma sarebbe “spaventosamente esagerato” in duplicato. Lui spiega: avete le peggiori carte che potreste avere nel colore di risposta, tre cartine; avete onori non di testa nel colore d’apertura; gli avversari hanno già detto i loro nobili, perciò avete poco da guadagnare tatticamente. Sei d’accordo con lui?

Norberto BocchiTecnicamente ha ragione Lawrence: con una 5-3-3-2 senza un colore nobile dichiarabile, le tre cartine nel colore di apertura non promettono bene: c’è il rischio che il tuo compagno possieda una decina di punti e tu possa realizzare 3NT ma… in questa situazione specifica concordo con Lawrence che sia meglio passare.

L’alternativa migliore è dichiarare 1NT anche senza il fermo a picche: se devo proprio intervenire lo faccio per avere il massimo profitto. Se invece dico 2 il mio compagno potrebbe passare e potremmo avere un contratto di 3NT sul tavolo senza aver avuto la possibilità di chiamarlo.

 

C) Joe (Moose) Musumeci (1921-2004), capitano non giocatore degli Assi di Dallas, definì i Sette Peccati Capitali: 1) Dichiarare senza valori; 2) Violazione del sistema; 3) Iniziative unilaterali; 4) Gioco col morto a non vincere; 5) Gioco difensivo a non vincere; 6) Gioco impulsivo; 7) Errori meccanici (tirare la carta sbagliata, fare renounce, etc.). Ripresi e tradotti da “At the table” – 1994 DBM Publications Memphis, Tennessee. Il libro è l’autobiografia che Bob Hamman ha scritto con Brent Manley. Hamman commenta: “Evitare i primi tre peccati era molto importante per mantenere l’armonia e la fiducia nella coppia”.

Ti chiedo: in quale di questi peccati tu cadi più spesso, e cosa t’induce maggiormente in tentazione?

Norberto BocchiPersonalmente posso incappare in errore solo quando gioco in modo impulsivo, nessuno di questi vizi capitali in realtà m’induce in tentazione… tuttavia facciamo l’analisi dei punti elencati da Musumeci.

1) Dichiarare senza valori. E’ molto soggettivo, dipende dagli accordi di coppia e da come s’intende il bridge: ci sono coppie più o meno aggressive. Insomma è una questione di stile.

 2) Violazione del sistema. Raramente una buona coppia viola il sistema, al limite un giocatore può fare un “upgrade”, ad esempio considerando 14 punti belli si può aprire di 1NT; oppure quando il barrage ti dà un ampio ventaglio di mani da dichiarare difficilmente incappa nella violazione. Il resto potrebbe esserlo, e allora significa fare il classico autogol!

 3) Iniziative unilaterali. Le iniziative unilaterali alcune volte sono fonti di intuizioni che i buoni giocatori possono avere, dunque in questo caso il vizio capitale si trasforma in una virtù, a meno che queste iniziative siano troppo frequenti.

 4) Gioco col morto a non vincere; 5) Gioco difensivo a non vincere. Un giocatore bravo con la B maiuscola gioca a bridge non per dimostrare di essere bravo ma con l’intento di non sbagliare: cerca, cioè, di fare sempre la giocata giusta anche se può essere impopolare; non si preoccupa di fare una brutta figura ma cerca sempre di fare il contratto. Si può anche giocare in modo passivo, ma il più delle volte può essere un bridge vincente.

 6) Gioco impulsivo. È un vizio in cui incappano di più giocatori che hanno una certa sicurezza nel gioco piuttosto che coloro che nutrono perplessità. Sicuramente non capita ad un giocatore eccessivamente lento un errore di questo genere, però si tratta anche di un dare ed avere: il giocatore veloce si stanca molto meno di un giocatore lento, alla fine di una giornata di bridge di stress e di tante mani giocate la freschezza di un giocatore veloce è molto maggiore di quella di un giocatore lento.

 7) Errori meccanici (tirare la carta sbagliata, fare renounce, etc). La mancanza di concentrazione o stanchezza portano ad errori di questo tipo, credo che ad alti livelli sarebbe meglio evitarli. E’ questo che fa la differenza tra un campione e un non campione.

Adios y hasta muy pronto, Norberto!

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Laura Camponeschi

 

(Foto: Norberto Bocchi si è gentilmente vestito da golfista – è un buon giocatore − per l’articolo di Laura Camponeschi pubblicato sulla rivista cartacea “Leggo a Tenerife”. Questa rivista è edita dalla comunita italiana delle Isole Canarie; quell’articolo trattava appunto di bridge e golf)

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