John Carruthers: Bali 2013 e le regole della WBF

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 John CarruthersDa lontano, è a volte difficile capire il ragionamento che sta dietro leggi e/o regole. Questo è il caso del seguente passo dal sito WBF:

 “Partecipazione alla Bermuda Bowl e Venice Cup. Solo le NBO [Nationa Bridge Organizations – Federazioni nazionali di  bridge, NdT] che prendono parte ai World Bridge Games (inclusi nella seconda edizione dei World Mind Sport Games) sono idonee a qualificarsi per prendere parte alla Bermuda Bowl e alla Venice Cup, che si tengono in uno dei due anni dispari seguenti; in ogni caso, una squadra open o signore deve partecipare ai Games per essere idonea a qualificarsi per la Bermuda Bowl o Venice Cup, rispettivamente. Quindi se una squadra open di una NBO non ha partecipato ai Bridge Games 2012, questa NBO non è idonea a prendere parte alla Bermuda Bowl o del 2013 o 2015.”

 Il regolamento dice poi che l’idoneità può essere recuperata per il 2015 (ad esempio), se la NBO partecipa alla Rosenblum Cup/McConnell Cup/coppie open ai World Bridge Series nel 2014. Da un lato si può capire l’intento della WBF di far partecipare più paesi possibili ai World Bridge Games (le ex-Olimpiadi). Ciononostante, sorgono alcune domande: (1) questa regola è stata introdotta per incoraggiare la partecipazione o per punire chi non partecipa? (2) Perché la partecipazione alla BB/VC deve essere legata ai WBG? (3) Vale la pena di creare malcontento? (4) Questa regola raggiunge lo scopo? (5) C’è un modo migliore di incoraggiare la partecipazione?

Se lo scopo è punire, si tratta di uno scopo che non si confa alla nuova amministrazione WBF. Nelle selezioni di Zona 5 (Centro America e Caraibi), che si sono svolte di recente, la Giamaica ha sconfitto il Guadalupe nei nazionali signore, ma è stata dichiarata non idonea per Bali perché non aveva  mandato una squadra ai World Bridge Games l’anno scorso.

Inoltre, questa non è la prima volta che questo accade ad una squadra di Zona 5 (è anche accaduto una volta in Zona 3, Sud America, e una volta in Zona 8, Africa), quindi la punizione non ha agito come stimolo a competere. Nel caso delle donne giamaicane, è stata annientata la possibilità di fare un’esperienza forse unica.

Per quanto riguarda le altre domande, le risposte sembrano essere: (2) è dubbio che incoraggi la partecipazione, (3) la WBF non si preoccupa del malcontento, (4) non raggiunge lo scopo. Per quanto riguarda il punto (5), non sarebbe forse meglio (a) eliminare questa regola iniqua e (b) aiutare le squadre dalle Zone più povere a prendere parte ai World Bridge Games, piuttosto che punirle per le loro difficoltà economiche, che sono certamente la principale causa (forse l’unica) della loro assenza?

Questo si può fare aiutando la NBO o i giocatori direttamente, ad esempio con tariffe d’iscrizione più basse, sconti sugli hotel, o aiutandoli a trovare degli sponsor. Bisogna trovare qualcuno dell’esecutivo WBF che vada a parlare con gli amministratori delle NBO assenti, affinché offra incoraggiamento e affinché capisca perché non partecipano.

Guardando il numero di partecipanti (per numero di paesi) alle Olimpiadi/WBG, dal 1960 al 2008, il numero di paesi giocanti è salito costantemente, nell’open da 25 a 71, e nel signore da 14 a 43. I senior sono iniziati nel 2000 e da quell’anno le squadre sono salite ogni anno, da 24 a 32. Il 2012 è stato il primo anno in cui si è assistito al primo calo significativo di partecipazione in questi 52 anni. Nella Zona 5, solo Guadalupe manda squadre regolarmente in tutte le categorie alle Olimpiadi/WBG. Lo stesso accade nelle Zone 3 (Sud America), 4 (Asia e Medio Oriente), 7 (Oceania) e 8 (Africa), dove solo Argentina, Brasile, Pakistan, India, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa e Egitto mandano squadre in tutte le categorie. E’ solo una questione di tempo prima che anche lì si verifichi lo stesso problema.

Invece di impedire ai Paesi di partecipare ai World Bridge Championships, cerchiamo di lavorare a metodi più efficaci per coinvolgere più squadre.

 

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John Carruthers

Bollettino IBPA n. 581, 10 giugno 2013 [Edizione italiana a cura di Laura Cecila Porro per Neapolitan Club]

 

 

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