L’Affaire Israele: La replica di Sher a Carruthers

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Hanan Sher 01Molto è stato scritto sul fatto che Israele non manderà squadre alla Venice Cup né alla D’Orsi Senior, i campionati del mondo donne e seniores, che si terranno a Bali dalla metà di settembre. Il più recente è un editoriale nel bollettino dell’Associazione Internazionale della Stampa Bridgistica International Bridge Press Association, IBPA), scritto dal suo direttore John Carruthers. La sua intenzione potrebbe essere stata di dire la parola conclusiva sulla questione. Tale non è.

Sono obbligato a contestare il Signor Carruthers. Non è la sua opinione che voglio discutere: non ho nulla da obiettare contro differenti punti di vista, anzi, sono benvenuti. Che posto monotono sarebbe se tutti fossimo d’accordo su tutto.

Il problema è come lui si rapporta ai fatti. Si libera del serio problema dei visti per la squadra israeliana, che era apparentemente stato risolto, e di una malposta questione sulla sicurezza dicendo che gli Indonesiani si erano messi in stallo. Stallo? Hanno rifiutato di rispondere ad una legittima richiesta di consultazioni sulla sicurezza, senza la quale per Israele era divenuto impossibile partecipare. E sono stati troppo codardi per dire semplicemente “no” e accettare le conseguenza di tale decisione.

E mentre è stato corretto nel dire che Israele si era ritirata, ha opportunamente omesso di riportare che gli Israeliani avevano detto che era stato impossibile persino parlare delle misure di sicurezza che il loro governo riteneva necessarie. È come andare ad una partita di calcio dove l’addetto alla biglietteria si rifiuta di venderti il biglietto, quindi devi andartene perché ti è impossibile entrare.

Il Signor Carruthers, inoltre, dovrebbe farsi un po’ le ossa in scienze politiche. In linguaggio diplomatico “riconoscere” significa “avere relazioni diplomatiche con”, e non accettazione del “diritto di esistere”. Se avesse avuto interesse per i fatti, Carruthers avrebbe potuto scoprire che Israele e Indonesia hanno avuto contatti di fatto per anni. Oltretutto, il Governo di Giacarta era in procinto d’istituire un consolato, che doveva trattare le relazioni con Israele, a Ramallah in Cisgiordania, la capitale di fatto del governo palestinese. Il progetto è caduto quando Israele (erroneamente e stupidamente, secondo me), lo scorso dicembre, ha rifiutato di consentire l’accesso a Ramallah, che è sotto suo controllo, al Ministro degli Esteri indonesiano. Il rifiuto di accogliere la squadra d’Israele potrebbe essere una comprensibile rappresaglia per quell’irragionevole divieto. Ma avrebbe dovuto essere detto onestamente e direttamente.

Non è tutto. Carruthers cita un intervento di Jason Feldman su Bridgewinners a proposito del rifiuto che fu opposto dagli USA a 32 che avrebbero voluto partecipare alle World Series 2010 di Philadelphia, sottintendendo che gli Indonesiani non sono i soli a tener fuori i bridgisti dalle loro terre. Ma manca di notare che le condizioni di quelle persone – descritte in un paragrafo dello stesso intervento di Feldman – facevano temere che i richiedenti avrebbero potuto violare i limiti del visto e rimanere negli USA illegalmente. Dov’è il parallelo tra quel comportamento e quello dell’Indonesia? Forse Carruthers sta suggerendo che sei donne israeliane potrebbero progettare di lasciare le loro famiglie e stabilirsi a Bali, il paradiso tropicale che si dice che sia?

L’editoriale suggerisce anche che le cose sarebbero andate meglio se il Generale Wiranto, il precedente comandante dell’esercito indonesiano, fosse stato ancora interessato nelle materie bridgistiche. E ci sono quelli che dicono che Jose Damiani fosse rimasto presidente della WBF non avrebbe mai permesso che accadesse tutto ciò. E con ciò? Le azioni non si giudicano su quello che poteva accadere, ma su quello che è accaduto.

È difficile capire il senso della sportività di un gentiluomo. Lui dice che la Federazione Israeliana di Bridge è stata “eccellentemente sportiva” per essere rimasta calma, senza reazioni scomposte. Nello stesso tempo lui si lamenta che gli Indonesiani – che hanno fatto tutto il possibile per tener fuori Israele senza dire no – e la WBF – che è stata inefficiente nei suoi sforzi, semmai ne ha fatti, per proteggere i diritti di una Nazione membro – lui si lamenta che Indonesiani e WBF siano vittime di immeritato sdegno? Veramente? Devono davvero essere considerate buone azioni, le loro, forse anche di superba sportività?

Peggio di tutto è il rozzo tentativo di Carruthers di screditare coloro che sollevano obiezioni come “isterici”. Suggerimenti di cambio di sede o boicottaggio sono legittimi, sebbene poco pratici. Il suo tentativo di sminuire il dissenso è, in una parola, insultante.

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Hanan Sher

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