E ora parliamo di bridge! (intervista a Norberto Bocchi)

read english version »

 bocchi by leone Norberto Bocchi  ci ha cortesemente concesso una lunga intervista: abbiamo proposto una serie di argomenti, ciascuno corredato da una citazione, e abbiamo, dunque, invitato il Campione italiano a discuterli con noi.

 

N. 1  Disciplina. Durante la sfida tra Ely Culbertson e Sidney Lenz, il compagno di Lenz, Oswald Jacoby, ebbe queste carte: ♠KJ74 QJ98754 void ♣64. Aprì 1; più una leggerezza che un bluff. Lenz aveva ♠AQ103 A AQ97 ♣A752 e disse 3NT. Troppa fretta di chiudere, forse, ma non aveva licita facile; nei sistemi dell’epoca (1930), il cambio di colore era abbandonabile. Jacoby disse 4; Lenz riportò a 4NT. Jacoby ribadì 5, a cui Lenz rispose pronto 5NT, e così via fin quando Culbertson non contrò il 7 di Jacoby. Dopo quella mano Jacoby si rifiutò di proseguire; fu sostituito da Winfield Liggett. Possiamo dire che quello fu il più clamoroso caso d’indisciplina nella storia del bridge: ambedue rifiutarono ripetutamente di riconoscere il capitanato dell’altro.

Quanto conta la disciplina, in una coppia? In quali situazioni è necessario che sia più rigida?

 Norberto Bocchi: Penso che vi siano due tipi di disciplina di cui tener conto: quella al tavolo e quella fuori del tavolo. Al tavolo si tratta di una questione tecnica: bisogna conoscere il partner e rispettarlo, soprattutto nelle sue scelte e anche nelle sue pazzie. Ciascuno dei compagni deve essere a disposizione dell’altro e bisogna cercare di remare sempre nella stessa direzione: l’uno non deve cercare far sbagliare il compagno per sembrare lui più ‘bello’. E’ quella che chiamerei disciplina di coppia. Invece per quanto riguarda la disciplina fuori del tavolo la cosa che ritengo più importante è cercare, soprattutto nelle competizionipiù importanti, di essere disciplinati con se stessi: non si deve far tardi la sera o dormire poco o fare sesso tutta la notte, ci si deve anche alimentare bene e soprattutto non bere. Anche questa è una forma di disciplina e rispetto verso il compagno.

E il giovane Madala, è un compagno indisciplinato?

Norberto Bocchi: Ma no. Madala forse ha un carattere un po’ difficile ma come compagno non mi ha mai dato problemi. E’ un giocatore abbastanza disciplinato: dorme, studia e …fa quello che deve fare.

 N.2  Bestie. Alfred Sheinwold disse sull’istinto: “Gli scienziati avevano sempre pensato che gli animali fossero guidati dagli istinti e gli uomini dalla ragione, ma recenti esperimenti rivelano che anche i giocatori di bridge fanno affidamento più sull’istinto che sulla riflessione. E’ possibile che i giocatori di bridge non siano umani?” [Da “Classic bridge quotes” by Jared Johnson – 1989 Devyn Press].

Quanto conta per te l’istinto?

Norberto Bocchi: Questa domande sembra fatta per me. Io sono un giocatore d’istinto. Sono un po’ genio e sregolatezza: tante volte, pur sapendo la manovra tecnica da fare, faccio tutt’altro perchè sono un giocatore d’istinto. Condivido l’affermazione di Sheinwold: tante volte i forti giocatori di bridge sentono un qualche cosa che magari quelli meno bravi non sentono. Io sono uno che gioca molto sull’istinto, sulle sensazioni degli avversari, sui movimenti.

E’ quella che si chiama presenza al tavolo?

Norberto Bocchi:  Direi di si, come ti dicevo mi è capitato spesso e volentieri di giocare una mano diversamente da come la tecnica imponeva perchè la mia sensazione mi guidava in altro modo. Posso dirti che sette volte su dieci ci “becco”, pertanto i miei compagni anche quelle tre volte che non va bene non se la prendono. Ovviamente un giocatore d’istinto non segue solo l’istinto, ma sente quando deve farlo. Penso che l’istinto al gioco sia un dono e io lo uso qualche volta. Un altro giocatore d’istinto è Zia Mahmood, che spesso fa cose molto originali, fuori dal normale ma ci “becca” moltissimo.

 N.3  Kibitzer e silenzio. Maria Erhart, la più grande campionessa austriaca, ha detto sui sipari: “Per un verso, il gioco era molto più piacevole senza sipari. Avevamo sempre tanti kibitzer, mentre adesso, invece, l’atmosfera nei grandi tornei è piuttosto mortifera ed è divenuta sterile. D’altra parte, capisco che la maggior parte dei giocatori preferisca il silenzio assicurato dai sipari.” [da “World Class” by Mark Smith –1999 – Masterpoint Press].

Preferisci i kibitzer o il silenzio dei sipari?

Norberto Bocchi: Son due tipi di bridge differenti che presentano entrambi aspetti positivi e negativi. Penso che il bridge sia un gioco serio e non deve essere attornato di kibitzer o altro: ma questo vale per il bridge di alto o altissimo livello. Quando ci sono i kibitzer ci sono sensazioni diverse che ti portano anche a giocare in modo differente.

Pertanto tu che giochi competizioni di alto livello non vuoi kibitzer …

Norberto Bocchi: Al limite il capitano o l’operatore del computer.

 

N.4  Sui sistemi. Nel sistema che giocavi con Giorgio Duboin, le aperture 1♣ e 1NT erano integrate, vale a dire: 1NT variava da 12-14 a 15-17 in dipendenza della situazione – vulnerabile o no – e della posizione d’apertura; 1♣ “copriva” le bilanciate residue. Con Agustin Madala, il tuo attuale partner, questa peculiarità è scomparsa: ora 1NT è invariante, sempre 15-17. Come mai? Da notare che anche Giorgio Duboin, nel suo nuovo sistema con Antonio Sementa, ha dismesso questo trattamento; ma loro hanno assegnato altri carichi all’apertura 1♣.

 

Norberto Bocchi: Sì è vero ho cambiato perchè, solo ad altissimo livello, il senza atout potrebbe essere pericoloso. Si tratta di un modo di giocare molto aggressivo, ma ti spiego meglio. Noi Italiani che siamo considerati tra i più forti, non abbiamo bisogno di giocare così aggressivi per poter vincere, dunque lasciamo questo tipo di bridge a giocatori più deboli. Non ci interessa più: lo abbiamo provato perchè ci piaceva e ci divertiva, ma ora lo abbiamo lasciato perchè oltretutto giocare un sistema così comporta una maggiore attenzione al tavolo; devi sempre sapere quando sei in prima o in zona e la posizione di mano e il sistema diventa oltretutto molto ma molto più complicato poiché a seconda della zona si applica un sistema o l’altro e, dunque, cambiano tutti i meccanismi. Si tratta dunque di un sacrificio in più per poco vantaggio. Per quanto riguarda invece il nuovo sistema adottato da Duboin e Sementa, ti dico che anche noi abbiamo molti carichi all’apertura di 1 fiori, forse più di loro. Noi giochiamo un sistema davvero molto compresso, talmente compresso che tante volte diventa difficile trovare nuovi spazi per nuovi tipi di mani.

  

N. 5  Double. Nel tuo libro “Il sistema Bocchi-Duboin”, a pagina 214 è scritto: “…Il Contro è una dichiarazione troppo importante per essere fraintesa. Armiamoci di buona volontà e di santa pazienza e facciamo chiarezza col compagno in modo da evitare ogni possibile confusione su questa importantissima dichiarazione.” Con Madala tu giochi: “Contro takeout leggero con buona distribuzione”. Ora, Norberto, armati di buona volontà e di santa pazienza e spiegaci quanto leggero può essere il vostro Contro e quanto buona deve essere la distribuzione. Partiamo dalla mano che sottoponemmo alla campionessa spagnola Montserrat Mestres Rodrigues

Sud apre 1; tu hai queste carte:

♠A1094 6 K982 ♣K1094. Tu in zona, l’apertore in prima: contri? Se no, aggiungi i valori necessari; se sì, alleggerisci la mano fino a farci vedere il minimo con cui contreresti.

Ora scambiamo le cuori con le picche: Sud apre 1♠; tu hai:

♠6A1094 K982 ♣K1094. Stessa situazione, stesse domande.

 

Norberto Bocchi: Personalemente io contro con entrambe le carte. Non è questione di contare i punti: quelli bravi i punti non li contano ma guardano al tipo di distribuzione. Anche se ci sono pochi punti vedono che ci sono tre teste e la tricolore, dove sta il problema?

La Montserrat ci ha invece risposto che nella prima mano contra senz’altro nella seconda passa e aspetta per riaprire dopo…

Norberto Bocchi: Montserrat è una mia grande amica, ma non condivido la sua opinione. Il bridge è bello perchè è anche vario: non è questione essere nel giusto o di sbagliare, si tratta piuttosto di fare delle scelte che tante volte possono essere opinabili ma non sono mai discutibili.Il bridge è un gioco di scelte. A volte fra noi ci confrontiamo. Lauria Versace o Duboin spesso mi chiedono:”Tu con queste carte che avresti fatto?”. Ebbene, in molti casi la mia risposta è differente da quella che pensano loro. Ma non è che qualcuno sbaglia, anzi io accetto sempre i punti di vista degli altri grandi giocatori. Ora sulla mano che mi proponi io dico contro, perchè lo ritengo più giusto tecnicamente. Però se un altro dice passo io non lo discuto, potrebbe essere una giusta dichiarazione. Certo se, per ipotesi, uno dicesse 7 cuori allora … è sbagliato. Molto dipende dal differente stile di gioco di ciascuno.

 

N.6  Evergreen. Time Magazine elesse una decina d’anni fa le tre coppie più forti di tutti i tempi: Forquet-Garozzo, Rodwell-Meckstroth e Hamman-Wolff. A noi sembra indigeribile, per cui, non sentendoci di togliere alcuna delle tre coppie, abbiamo deciso di estendere a cinque la selezione ed aggiungere Avarelli-Belladonna e Reese-Shapiro. Sei d’accordo? Oppure: chi toglieresti? Se ti concedessimo di arrivare a sette, chi aggiungeresti? (Vietato citare tuoi compagni di squadra, attuali o passati).

 Norberto Bocchi: E no, non posso rispondere se non posso citare i miei compagni attuali o passati.

E se potessi citarli cosa risponderesti?

Norberto Bocchi: Sicuramente metteri Lauria e Versace nelle coppie più forti. E, onestamente, ci metteri anche la mia coppia quando giocavo con Duboin. Ma credo che le due coppie che ti cito siano considerate forti a livello mondiale. Mi ricordo un’intervista che fecero a Rodwell e Meckstroth su Bridge World: alla domanda su quali fossero attualmente le coppie più forti nel mondo, risposero proprio che l’unica coppia che ritenevano al loro livello era Bocchi -Duboin. La cosa ovviamente ci fece molto piacere, perchè quell’intervista cadeva in un momento in cui non vivevamo il nostro massimo splendore: stavamo vincendo qualche cosa ma non avevamo ancora vinto tutto! Tornando alla domanda, insisto che metterei tra le prime coppie Lauria – Versace e trovo strano che non ci sia. La coppia però più forte che per me storicamente c’è stata è quella Belladonna – Garozzo e non Forquet – Garozzo. Non c’è dubbio che la coppia più forte di tutti i tempi sia stata quella formata da Belladonna e Garozzo. Se lo domandi a 100 persone, 95 ti indicherebbero loro.

E i Fantunes li mettiamo negli Evergreen?

Norberto Bocchi: Non direi proprio. Sono una buona coppia rispettabile, ma non tale da entrare nella Hall of Fame del bridge mondiale.

Eppure hanno vinto tanto ….

Norberto Bocchi: La squadra con Lauria-Versace e Bocchi-Duboin era vincente da anni. Fantoni e Nunes hanno fatto certamente il loro dovere e per questo abbiamo continuato a vincere.

 N.7  System and Partnership. La classifica di Time Magazine non indicava quale delle tre coppie fosse stata la più grande; noi diciamo Forquet-Garozzo, non fosse altro perché hanno costruito un sistema importante, il Blue Team Club.

Tu e Madala state progettando qualcosa di nuovo, in fatto di sistemi?

 Norberto Bocchi: Tu sai che io son considerato un ‘sistemista’ insieme a Lauria. Lauria lavora ancora sui sistemi ed è molto bravo poiché ha molte idee e ci siamo molto confrontati. Molte innovazioni le abbiamo prodotte insieme nel passato, ora sto invece lavorando più da solo. Il Bridge è sempre in evoluzione, come tutti gli sport. Sottolineo che considero il bridge uno sport anche se della mente. Oggi rispetto al passato le cose sono cambiate: una volta il sistma era la cosa più importante, adesso è molto ma molto più importante la competizione. Oggi ti ‘rompono le scatole’ con le interferenze e allora tu devi avere un buon accordo con il compagno e trovare sempre nuove soluzioni per quando ti interferiscono: ti molestano, ti stanno addosso e non ti fanno dichiarare. Questo sarà il futuro del Bridge. Il Bridge inteso come sistema diciamo che oggi vale poco per non dire che è morto. Non dico che un sistema vale l’altro ma che un buon sistema può valere un altro buon sistema. Conta molto invece esser d’accordo col compagno inserendo convenzioni intelligenti: questo fa sì che una coppia diventi molto forte. Io sto lavorando con Madala proprio in questo senso. Essendo poi, come ti dicevo, Lauria un grande sistemologo, tra noi ci scambiamo non le convenzioni ma le idee. Devi sapere che idee nostre sulla base delle quale noi giocavamo ben sette o otto anni fa, oggi le gioca tutto il mondo. La maggior parte delle convenzioni sono tutte idee che vengono praticamente da me e Lorenzo: tutti i transfert che si fanno soprattutto a livello di uno erano cose che noi avevamo studiato 8 anni fa ( forse 9) ed eravamo in anciticipo su tutti. Grazie a molte di queste idee noi vincevamo: adesso ce le hanno copiate tutte e noi cerchiamo altre soluzioni.

 

N.8 Banditi. Le politiche federali sono per la limitazione dei sistemi convenzionali, fino al bando pressoché totale per i Weak Opening Systems (WOS; sistemi con passo forte), ammessi solo nella Bermuda Bowl o nella Venice Cup. Noi, invece, proibiremmo quei sistemi casalinghi in cui le convenzioni sono disseminate senza logica, cresciute come muffa sul formaggio stantìo, e che abbisognano del linguaggio gestuale per il loro intendimento.

Qual è la tua opinione sui sistemi WOS e altri altamente inusuali? Sei d’accordo che siano proibiti?

 Norberto Bocchi: Sono d’accordo a proibirli e ti spiego i motivi. Primo, per far sì che il bridge sia un po’ più spettacolare: questi sistemi, infatti, allontano gli spettatori. Il bridge già di per sé è un gioco difficile e deve essere invece inteso il più possibile da chi guarda. Puoi verificarlo su BBO se a un tavolo si comincia a giocare con l’apertura di 1 fiori per le cuori o 1 quadri per le picche gli angolisti si allontano. Io credo che dobbiamo cercare di attirare la gente e non di allontanarla da questo gioco che è meraviglioso. Secondo, per un motivo tecnico: nel mondo ci sono 8 o 9 nazioni che praticano il bridge come professione ( Italia, America, Norvegia, Polonia, Francia, Olanda e poche altre). Tutte le altre nazioni sono praticamente degli amateurs, allora succede che tra noi professionisti, se uno ci gioca il passo forte, possiamo avere delle difese adeguate: ma noi lo facciamo di professione e lo studiamo a tavolino. Se capita una squadra di non alto livello e noi ci presentiamo con un passo forte, i nostri avversari non hanno proprio idea su che fare. E’ come un duello fra uno con la spada e uno con la pistola. Tu puoi essere il più bravo del mondo con la spada ma se io ho la pistola… sei morto. Questi sono i due motivi per cui ti dico: proibiamoli.

 

 N. 9  La battaglia dei sessi.

Norberto, chi gioca meglio, l’uomo o la donna? Prima che tu risponda, ecco qualche utile suggerimento

Helen Sobel, nel suo libro “Winning Bridge” scrisse:

“…Almeno tra campioni e master players, devo accennare verso l’uomo [forse perché] I ragazzi vengono educati ad essere più fieramente competitivi…”

Sabine Auken accenna come Helen, ma per ragioni differenti. In “I love this game” scrive:

“…Le donne sono multi-tasking…Gli uomini hanno molta maggiore capacità di ignorare qualsiasi cosa intorno e focalizzarsi interamente su un obiettivo alla volta…D’altra parte, loro sono completamente incapaci di fare due cose insieme. Mio marito, Jens [Auken], non riesce a soffiarsi il naso se sta leggendo il giornale…”

Sabine scrive che queste idee – a parte il raffreddore di Jens – originano da una grande giocatrice inglese, Sandra Landy; tuttavia noi forse conosciamo un’origine più antica. Alla fine degli anni Sessanta, la giocatrice italiana Ida Pellegri pubblicò su Bridge d’Italia un’intervista a Rixi Markus; là era detto ciò che Sandra avrebbe riferito dopo a Sabine (Sandra Landy è stata compagna di squadra di Rixi per molti anni).

La tua opinione, Norberto?

Norberto Bocchi: Diciamo subito che non si tratta di essere più o meno intelligenti fra uomini e donne. Ma l’uomo è composto di scompartimenti differenti da quelli di cui è fatta la donna. Ora, il Bridge è uno di quegli sport per cui lo scompartimento dell’uomo è più adatto di quello della donna. Ademas, come si dice in spagnolo, oltrettutto, come dice Sabine l’uomo è molto più concentrato. Quando un uomo sta su una cosa, sta su quella e basta: per la donna è diverso, lo vedo anche con mia moglie. Quando una donna gioca si mette a guardare le calze di una, il vestitino o il gioiello di un’altra etc. E’ difficile trovare una donna che si impegna completamente su una cosa, e questo comporta deficienze a livello bridgistico. Perciò diciamo che l’uomo gioca molto meglio della donna. Ribadisco che non si tratta di intelligenza: la donna è in molte cose più illuminata dell’uomo. Oltrettutto pesa la consuetudine, è dal 1300 che gli uomini giocano alle carte mentre le donne no, e dunque è anche una questione “congenita”.

A proposito di Sabine Auken, tu hai giocato con lei, che giocatrice è?

Norberto Bocchi: Ci ho giocato e ci gioco. Sabine è la classica tedesca. Io ho giocato con tutte le più forti giocatrici italiane e posso dirti che lei è un po’ differente perchè ha la tipica mentalità tedesca: ha un carattere adatto al bridge, non si deprime, sempre lotta per tutto, al tavolo è ‘cattiva’ nel senso buono della parola, le piace vincere. Son tutte qualità che, unite ad una tecnica non indifferente, portano la Auken ad essere una delle migliori giocatrici del mondo. E’ una delle poche donne con cui mi diverte parlare di bridge ad alto livello. Lei è la numero uno del mondo: tuttavia rispetto ai numeri uno degli uomini vedo la differenza.

Le donne insomma perdono decisamente questa guerra dei sessi?

Norberto Bocchi: Non c’è storia. E spero che nessuna se la prenda. Tra giocatori e giocatrici ci sono delle categorie di differenza.

 

N.10  Golf. G.Bernard Show diceva che: “Per giocare a golf non è necessario essere stupidi, però aiuta!”. Come commenti questo noto aforisma del celebre drammaturgo irlandese? Ci parli un po’ del tuo rapporto con il Golf?

 Norberto Bocchi: Penso che Bernard Show non abbia mai giocato a Golf. E’ uno sport come un altro e non si tratta di essere stupidi o meno. L’aforisma oltre che molto famoso è divertentissimo, però niente a che vedere con il Golf. Si dovrebbe giocare a Golf per capire. E’ uno sport che, peraltro, ha molti nessi con il bridge: ci vuole molta concentrazione, disciplina, il saper scegliere la cosa giusta al momento giusto, insomma a livello psicologico trova molti punti in comune con il bridge. Come scegli quale carta muovere al tavolo così nel Golf devi scegliere il palo giusto per poter raggiungere il green. Quando sei vicino alla buca, la concentrazione è tutto e non basta la tecnica. Prima di tirare devi studiare la situazione. Pertanto l’aforisma è più divertente che reale. Ti dirò, trovo comunque nel Golf molti stupidi come li trovo nel Bridge. Però c’è una differenza: il Bridge è un gioco che porta, ad alti livelli, ad essere originali e allora succede che le persone che giocano a bridge sono più divertenti, ma stupidi ce ne sono da tutte le parti.

Grazie Norberto.

Grazie a Te, Laura.

Laura Camponeschi (con la consulenza di Paolo Enrico Garrisi)

(Visited 2,453 times, 1 visits today)
Content Protected Using Blog Protector By: PcDrome.