Due parole sul Reykjavik Bridge Festival

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Reykjavik Bridge Festival. 27-30 gennaio – Era l’estate del 1972 quando Fridrik Olafsson, un grande giocatore di scacchi islandese, invitò nel suo Paese Bobby Fisher e Boris Spasskj per la sfida del secolo. Quel seme crebbe, e l’Islanda oggi ha undici Grandi Maestri di scacchi in 320.000 abitanti, e la televisione di Stato trasmette partite di scacchi invece che di calcio. Quel seme crebbe.

La via islandese per la vittoria funzionò nello stesso modo nel bridge: seminarono l’humus culturale e i frutti maturarono. Nel 1981 istituirono il Reykjavik Bridge Festival, impararono dai giganti e dieci anni dopo divennero loro stessi giganti, vinsero la Bermuda Bowl (la Squadra: Guðmundur Páll Arnarson, Örn Arnþórsson, Jón Baldursson, Guðlaugur Jóhannsson, Þorlákur Jónsson, Aðalsteinn Jörgensen. Trascrizione da Wikipedia).

Non è casuale, quindi, che ad inaugurare il Festival sia il Ministro dell’Istruzione, Katrin Jakobsdottir: là, gli sport della mente sono considerati scienza. Il Festival è il punto d’incontro di campioni da tutto il mondo; nell’articolo di BridgeTopics.com  sono riportati alcuni nomi importanti, qui citiamo solo un’altra coppia: gli inglesi Sandra Penfold e Brian Senior.

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Paolo Enrico Garrisi

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