Cresciuta nel mito di Lauria – Intervista a Giorgia Botta

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Giorgia BottaGiorgia Botta, classe 1989, studia Relazioni Internazionali presso la LUISS di Roma. Farà parte della squadra che rappresenterà l’Italia nella categoria Women agli europei “open” che si svolgeranno ad Ostenda (Belgio) nel giugno prossimo. Non solo, si è qualificata per le selezioni della nazionale Women per i Campionati Europei EBL del 2014.

La Federazione Italiana (FIGB) ha varato, infatti, un nuovo progetto dedicato al bridge femminile ed alla ristrutturazione del settore nazionale Women. Tale progetto è di durata biennale e consiste nella creazione di un club denominato “Club Rosa” riservato a sedici coppie di giocatrici scelte attraverso un sistema di selezione. Da questo gruppo uscirà la nuova nazionale per i campionati europei EBL del 2014 e le prime 6 coppie qualificate rappresenteranno l’ Italia ai prossimi campionati “open” di Ostenda sotto la denominazione di “Italy A” e “Italy B”, ovvero sponsorizzate dalla Federazione italiana stessa.

Giorgia, tu sei giovanissima (23 anni) ma nel bridge hai già una lunga esperienza internazionale. Recentemente hai centrato il doppio obiettivo di entrare nel Club Rosa e di qualificarti per rappresentare l’Italia ai prossimi campionati di Ostenda. Ci racconti com’è andata?

La mia compagna ed io abbiamo visto queste selezioni principalmente come un’occasione per incontrarci ed allenarci. Infatti la mia compagna, Margherita Costa, è di Alessandria mentre io vivo a Roma e perciò non possiamo vederci molto spesso: le occasioni per giocare insieme sono abbastanza limitate. Ovviamente avevamo anche la consapevolezza di fare bene e ci siamo impegnate a giocare in modo adeguato. La prima fase delle selezioni è stata a Torino e ci siamo qualificate per la fase finale che si è giocata a Salsomaggiore Terme. Qua ci siamo piazzate tra le prime sei.

Come hai reagito alla qualificazione per Ostenda?

Margherita ed io siamo state estremamente soddisfatte. In Italia il mondo femminile è sempre stato piuttosto chiuso, l’accesso alla nazionale women è sempre stato su convocazione e le coppie finora prese in considerazione erano sempre le stesse da molti anni. C’era da parte nostra la voglia di dimostrare che potevamo salire di livello malgrado la nostra giovane età.

Che effetto ti fa esserti lasciata alle spalle campionesse famose e titolate come, per esempio, la grande Gabriella Olivieri?

Mi sono innanzi tutto sentita fortunata. Per lasciarsi dietro una coppia come Golin-Olivieri serve sicuramente un buon bridge ma anche un pizzico di fortuna.

Che reazione c’è stata nei confronti della vostra qualificazione da parte delle più mature campionesse italiane?

Sono state tutte estremamente gentili e felici per noi, il clima nel quale queste selezioni si sono svolte è stato ottimo e questo ci ha aiutate molto. Abbiamo sentito intorno a noi un grande tifo. Abbiamo ricevuto davvero appoggio ed affetto. C’è stato grande entusiasmo anche per la qualificazione di Margherita Chavarria: anche lei, come noi, proviene dalla categoria girls. Margherita ha giocato insieme a una giocatrice più affermata, Francesca Piscitelli, e si è classificata quarta per cui sarà ad Ostenda con noi.

Tu dici che questo risultato arriva anche grazie alla fortuna, invece io penso che fosse un destino un po’ segnato conoscendo il tuo percorso bridgistico. Voglio dire che queste qualificazioni sono un successo che viene dopo un lungo percorso di affermazioni in campo nazionale ed internazionale. E per chi segue le vicende del bridge femminile italiano era un risultato abbastanza atteso…

Sicuramente c’è tanto lavoro alle spalle: un lavoro che da anni svolgiamo insieme alla nostra allenatrice Emanuela Capriata. Ma quando si vince un torneo, o una qualificazione come questa dove molte erano le coppie papabili, bisogna comunque essere assistiti dalla fortuna.

Vorrei proprio parlare con te più in generale del bridge italiano. Nell’Open l’Italia ha fatto a dir poco la storia del bridge collezionando un successo dietro l’altro, nella categoria women facciamo difficoltà ad affermarci. Agli ultimi europei di Dublino la prestazione della nostra nazionale è stata al di sotto delle aspettative non raggiungendo la qualificazione per i mondiali di Bali. Quali sono, a tuo avviso, le criticità del bridge femminile italiano e quanto l’istituzione del Club Rosa può essere un giusto correttivo?

Il problema fondamentale nel settore femminile è stato a mio avviso la mancanza di un vivaio, probabilmente collegata alla stessa mancanza che c’è nel settore juniores. L’ opportunità di accedere alla nazionale femminile, come ho già detto, è sempre stata ristretta a pochissime coppie. Ora invece l’istituzione del Club Rosa è fondamentale: non solo perché costituisce di fatto l’istituzione di selezioni aperte a tutti, ma soprattutto perché le 16 coppie selezionate avranno l’opportunità di studiare con dei tutor scelti dalla federazione, mettere a punto un buon sistema e imparare cose nuove. Speriamo che questa sia la strada per poterci nel prossimo futuro ben comportare agli europei EBL e, dunque, qualificare ai mondiali.

 E allora quali sono state le ragioni della prestazione poco brillante di Dublino?

E’ difficile per me dirlo. Forse proprio la mancanza di ricambio e di innovazione fa sì che anche i risultati attesi sulla carta alla fine non arrivino. Un’altra ragione potrebbe essere che la squadra femminile non sia stata abbastanza seguita.

Silvio Sbarigia nella sua analisi dei risultati di Dublino ha posto l’accento sul fatto che il settore femminile sia stato poco seguito dalla federazione eGiorgai Botta soprattutto sia un settore carente dal punto di vista del professionismo: “Ma non mi sorprende. In Italia il settore femminile non è al livello professionistico come l’open. Le italiane non sono giocatrici di professione e non dedicano esclusivamente al bridge la loro vita, come invece succede nel settore open. Qualcuna inoltre ha un sistema di gioco un po’ obsoleto. Ma quando vanno ai campionati si trovano contro avversarie professioniste. ” Ti chiedo se sei d’accordo e quanto l’istituzione del Club Rosa risponda in qualche modo alle osservazioni di Sbarigia.

Non c’è dubbio che quanto rilevato da Sbarigia sia vero. Il bridge è uno sport a cui ti devi dedicare anima e corpo altrimenti non cresci, mentre gli altri magari vanno avanti. Ora, il dover fare altro e dedicarsi ad altri lavori impedisce questa crescita che è invece assolutamente necessaria per non rimanere indietro agli altri paesi dove anche le donne giocano a bridge professionalmente. Mi risulta che in altri paesi europei ad esempio alcune giovani giocatrici sono già sponsorizzate: cioè percepiscono un tot di euro al mese per giocare nella nazionale juniores. Ora mi sembra chiaro che non si può competere quando tu devi lavorare e fare altro e vai scontrarti con giocatrici che invece di professione praticano il bridge. Anche se la sponsorizzazione per i ragazzi consiste di cifre moderate, sono sempre cifre che consentono loro di potersi dedicare al bridge in modo importante.  Da noi la sponsorizzazione non esiste per le donne che giocano in nazionale da trent’anni, figurati per noi ragazze.

Ma allora questo Club rosa è stata più una volotà di innovare per dare spazio ai giovani o una scelta obbligata dati i risultati non propriamente brillanti del settore femminile?

Diciamo che si sono tutte e due le componenti. Non credo che diciamo una cattiveria, nè tu nè io, se diciamo che negli ultimi anni la nazionale femminile non ha raggiunto grandi traguardi aldilà del valore delle singole giocatrici. Credo che un cambiamento fosse necessario, anche solo un cambiamento abbastanza parziale come è per ora. Però sento da parte del nuovo Presidente Gianni Medugno, e spero anche da parte di tutto il Consiglio Federale, la voglia sincera di dar spazio anche a noi giovani.

Il bridge italiano si è sempre cullato sui successi dell’open dovuti a pochissimi top player che sono tra i più forti giocatori del mondo se non di tutti i tempi: ma nemmeno nell’open c’è un grande ricambio, o sbaglio?

Effettivamente il ricambio non c’è perché l’atteggiamento è stato lo stesso sia per l’open che per le donne. Ora nell’open il problema non si è manifestato perché i campioni ci sono ma potrebbe manifestarsi in futuro.

In effetti i grandi sponsor cercano i grandi campioni per vincere, più che andare a scoprire nuovi talenti o sostenere i giovani…

L’Italia è un paese in cui manca la cultura della sponsorizzazione e non so se il lavoro della nostra federazione potrà mai cambiare questo.

Ti sembra che all’estero le cose siano diverse, ovvero che vi sia una maggiore attenzione alla cultura del bridge?

Assolutamente sì. Conosco meglio per esperienza personale la situazione olandese e israeliana. In questi paesi c’è un vivaio assolutamente ricco ed gli sforzi che si concentrano sui giovani sono incredibili. Questo fa si che poi si costituisca una base di buon livello da cui selezionare giocatori di livello veramente eccelso. In Olanda, a dire il vero, fanno sul bridge un lavoro fantastico in tutti i settori ed i risultati si vedono. E guarda quanto spazio c’è per i giovani nella nazionale israeliana!

Tra poco si giocherà il White House Internationals di Amsterdam che è uno dei più prestigiosi tornei riservati ai giovani. L’Italia ha disertato la manifestazione per un paio di anni ma ora torna partecipare. La squadra selezionata è composta dai 4 sesti della nazionale juniores: Delle Cave, Gandoglia, Di Franco, Zanasi. Ora: in campo internazionale i maggiori successi dell’ Italia giovanile vengono dalle girls, dal settore femminile, perché invece ad Amsterdam a rappresentarci ci vanno gli uomini?

 Si tratta di una decisione della Federazione italiana che ha deciso di mandare una squadra maschile. Si è deciso, in sostanza, di spender dei soldi e sponsorizzare la spedizione all’estero per allenamento della nazionale juniores maschile. Questo torneo di Amsterdam non è solo un evento prestigioso in sé ma anche una fonte di allenamento per la nostra nazionale giovanile.

Ma se i risultati migliori a livello internazionale sono di recente (penso a Taicang) venuti dalle girls, non ritieni che fosse più logico che a rappresentare l’Italia in questa importante manifestazione dovessero essere proprio le girls?

Mi cogli di parte! Ma devo dirti che purtroppo il White House è stato un torneo per il quale le ragazze italiane non sono mai state prese in considerazione e infatti non abbiamo mai partecipato: né prima quando non ci conosceva nessuno né ora che siamo un po’ più note. Quest’anno in realtà la convocazione era prevista anche per le girls, poi per i soliti motivi economici (la nota dolente è sempre la stessa!) si è deciso di mandare una sola una squadra e quindi quella maschile. Del resto se per due anni non siamo andati al White House è stato sempre per motivi di budget. Le finanze dedicate al settore giovanile sono state sempre meno negli ultimi tempi, quest’anno vedo la volontà di fare meglio. Ma vedi, se prima le risorse dedicate ai giovani erano nell’ordine dell’1% non è che si può arrivare al 20% in un batter d’occhio. Ma sicuramente la situazione sta migliorando.

Ti piace allora come sta operando questa nuova federazione che esce dal commissariamento, sta facendo bene per i giovani il nuovo Presidente Gianni Medugno?

Noi di Roma conosciamo molto bene Gianni, ed io ho fatto molto tifo per lui. In questo momento sinceramente non saprei tracciare un bilancio e finora di fatto non si è visto molto. Però già l’istituzione del Club Rosa e la possibilità di partecipare ai campionati di primavera a squadre femminili come allenamento per noi giovani sono un paio di cose in più rispetto al passato.

E andrai ad Atlanta per il terzo Campionato Mondiale Giovanile di Bridge (agosto 2013)?

Per ora non c’è nulla di ufficiale. Sarà inserita nella rappresentativa italiana una sola coppia femminile e a sceglierla sarà Emanuela Capriata. Io ci spero, ma ancora non ti so dire nulla di definitivo. Emanuela è la nostra allenatrice e noi, posso dirlo, siamo una sua creazione. Lei manderebbe ovviamente tutte noi girls, ma la Federazione ha lasciato per le donne solo sue posti ed Emanuela avrà il difficile compito di decidere a chi spettano. Torniamo sempre al problema del budget che non ci permette di spesare più di una squadra per Atlanta. Poi non so se magari si troveranno altri fondi e allora le cose andranno diversamente…

A questo punto per te Ostenda è determinate, una buona prestazione ai prossimi open potrebbe aprirti le porte per Atlanta e soprattutto della nazionale Women.

Nella nazionale Women ci vanno solo tre coppie e non facile ma una buona prestazione ad Ostenda sicuramente mi aiuterebbe a rimanere nell’orbita e se non subito a entrare nel giro di due o tre anni.

Sai già come verranno formate le due squadre che rappresenteranno l’Italia a Ostenda?

No, per ora si conoscono solo le sei coppie ma non come saranno distribuite nelle squadre. La decisione spetta a Rinaldi e D’Avossa.

Mi presenti la tua compagna, sia come persona che come partner al tavolo?

La mia compagna è Margherita Costa di Alessandria. Non gioca a bridge da moltissimo, credo da soli 5 o 6 anni. Ha iniziato a giocare in casa perché figlia di un giocatore di bridge. La nostra coppia è nata con gli europei di Albena in Bulgaria (luglio 2011). Inizialmente ci siamo trovate bene, poi è insorto qualche problema perché caratterialmente eravamo molto molto diverse. Così ci siamo prese una pausa, infatti ai mondiali in Cina (Taicang 2012) la formazione iniziale non ci vedeva come coppia. Questa pausa ci ha fatto molto bene: avevamo bisogno di tempo per assimilare difetti e pregi l’una dell’altra. Dal punto di vista bridgstico non abbiamo mai avuto problemi di intesa, i problemi venivano al di là bridge. Io sono una persona estremamente carismatica, passionale e ahimè anche un po’ irascibile. Margherita dal canto suo è estremamente riservata, è una ragazza tranquilla ed introversa. Inizialmente io risultavo troppo aggressiva caratterialmente e lei troppo timida.

Quanto pesano in una partnership bridgistica i rapporti fuori dal tavolo?

Per quanto riguarda me, pesano moltissimo. Ti direi in percentuale l’80%. Se non si va d’accordo non c’è chance. All’inizio le cose funzionano perché si cerca di attenersi al bridge e si è poco in confidenza, ma poi appena la confidenza aumenta, se non c’è un buon rapporto umano è la fine.

Che sistema giocate tu e Margherita?

Un sistema di base naturale quinta nobile all’italiana, con apertura di 1 senza forte e fiori preparatorio. Con molti gadget ovviamente, come la Gazzilli alla Lauria o l’apertura di due quadri con mano bilanciata e 18-19 punti. Quest’ultima convenzione è usata ormai da moltissime coppie forti: si tratta della famosa 2 quadri Lauria-Versace, un pochino semplificata.

Non giocate la due quadri multicolor, vero? Il mio amico Paolo Garrisi una volta ha scritto che questa convenzione è come un libro giallo nel quale non si conosce  l’assassino  la vittima, ovvero  punti  distribuzione…

Tra noi giovani italiani non la gioca nessuno, è una convenzione che non ci insegnano proprio.

E come vi difendete dall’apertura avversaria di 2 quadri multi?

In questa fase non abbiamo una difesa particolare. Proprio questo sarà l’argomento del primo incontro del Club Rosa. Infatti il nostro primo obiettivo sarà quello di mettere a punto un sistema difensivo più adeguato. Per ora contro l’apertura di 2 quadri multi ci comportiamo “come se l’avversario avesse aperto di due picche”, questa è la nostra regola.

Come definiresti il tuo stile di bridge: aggressivo, come la tua personalità, o piuttosto regolare?

Sono una giocatrice regolare, ma nella mia regolarità sono piuttosto aggressiva.

Quale è la coppia più forte italiana open e women?

Lauria – Versace nell’open, senza esitazione. Per il femminile Saccavini-Paoluzi.

Se avessi l’opportunità di sceglierti un partner per giocare un importante torneo misto, chi sceglieresti?

Senza dubbio Lorenzo Lauria.

Da cosa nasce questa preferenza per Lauria, ci hai mai giocato?

Non ho mai avuto il piacere di giocare con Lauria. Fra i grandi ho avuto occasione di giocare solo con Versace che è stato molto gentile e si è messo a disposizione di noi giovani. La mia preferenza nasce forse dal fatto che sono cresciuta con il mito di Lauria.

Quali giocatrici o giocatori hanno influenzato il tuo bridge?

Ho iniziato a giocare in casa molto piccola, i miei genitori sono giocatori di bridge. Non credo di essere stata influenzata da qualcuno, diciamo però vedo i nostri campioni come un modello a cui aspirare: il solo pensare di poter un giorno arrivare a diventare brava anche quasi come loro è fonte di grande motivazione.

Quali giocatori segui più da vicino per motivi di studio?

Il nostro sistema senz’altro si rifà al sistema Lauria-Versace. Cerchiamo di riprendere tutto ciò che del loro sistema è conosciuto.

Giorgia BottaFacciamo un gioco. Immagina di essere la Signora Lavazza e di dover fare tu le convocazioni per la nazionale italiana open: chi mandi a Bali?

E’ una domanda troppo impegnativa per me. Sinceramente ho sempre cercato di evitare le polemiche legate alle convocazioni per la nazionale. Però do fiducia a chi scelto fino ad ora e manderei i sei che in questo momento rappresentano l’Italia. I sei di Ostenda e Veldhoven per intenderci: Bocchi-Madala, Lauria-Versace, Sementa -Duboin. Sono loro che hanno vinto tanto e continuano a vincere.

E dell’addio all’ Italia di Fantoni e Nunes per abbracciare la bandiera monegasca che ne pensi?

Posso dirti solo che il fatto che gli altri 6 componenti della squadra italiana non abbiano avuto da ridire, anzi il fatto che proprio loro 6 abbiano in primis sottolineato che la presenza di Claudio e Fulvio creava dei problemi, mi spinge a credere che questa scelta sia stata la cosa migliore. Come ti dicevo prima, nel bridge se non c’è armonia non che chanche di vittoria.

Mi fai un pronostico per Bali, come sarà il podio della Bermuda Bowl (open) e della Venice Cup (women)?

E davvero difficile fare pronostici perché il livello del bridge sta crescendo in molti paesi, aldilà dei colossi storici. Per le donne è davvero prematuro azzardare un pronostico perché le formazioni non sono ancora conosciute. Ipotizzo comunque la Francia sul podio data la caratura delle giocatrici. e poi mi farebbe piacere perché hanno inserito anche loro un paio di giovani giocatrici. Per l’Open non voglio mettere l’Italia al primo posto per scaramanzia e per non sembrare nazionalista. Però l’Italia la vedo sul podio. Insieme agli Usa e alla Svezia che è squadra giovanissima e fortissima che potrebbe bissare il successo dei Giochi Mondiali di Lille.

Giorgia, e mi lasci fuori proprio la corazzata monegasca?

Be’, hanno vinto tanto: ogni tanto possono anche prendersi un turno di pausa no? (ridendo, n.d.r.).

Per concludere, Giorgia, ti rinnovo i complimenti per questa bella qualificazione ottenuta per Ostenda e ti lascio l’opportunità di ringraziare chi vuoi.

Prima di tutto grazie alla nostra allenatrice Emanuela Capriata alla quale dobbiamo tutto, e grazie alla Federazione italiana che ci ha dato quest’opportunità. Un grazie va anche alla mia compagna, ovviamente, Margherita Costa con la quale ho raggiunto questo ambito traguardo.

Ma al di là del mondo del bridge, c’è qualche ringraziamento senti di voler fare?

Ai miei genitori. Come per tutti i giovani, credo, sono loro che mi sono vicini e mi sostengono. Loro hanno sempre riposto grande fiducia in me e mi hanno sempre lasciato libera di fare quel che volevo. Io sono comunque una studentessa, mi sto avvicinando al conseguimento della laurea: è ovvio che i tanti impegni bridgistici incidono un po’ sullo studio. Per questo ringrazio soprattutto mia mamma per la fiducia che mi ha sempre accordato nel lasciarmi gestire autonomamente tutti i miei impegni. E credimi, per un genitore oggi che mantiene un figlio agli studi, questa fiducia non è poco!

Grazie ed in bocca al lupo!

***

Laura Camponeschi

27/02/2013

 

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