Bali 2013: Il giorno prima

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logo 2 BaliBali 2013: Il giorno prima. L’ingegnosità di Guglielmo Siniscalco. Secondo la World Bridge Federation (WBF), l’edizione di Bali sarebbe la 41a del Campionato del Mondo Open essendo stata la prima quella del 1950 giocata alle Bermuda, ma questo non è esatto. La vera prima edizione fu giocata in Ungheria in luglio 1937, fu vinta dall’Austria di Paul Stern; negli stessi giorni fu giocato anche il primo Campionato del Mondo femminile, anche quello vinto dall’Austria (Rixi Markus et al). La serie femminile chiamata Venice Cup iniziò solo nel 1974, mentre era il 2001 quando qualcuno ritenne che gli anziani avessero bisogno di un loro campo di battaglia privato e fu inventata la Ernesto D’Orsi Senior Bowl. Prima, gli anziani erano considerati i più forti; alle Olimpiadi del 1964 molti si meravigliavano dell’inglese Maurice Harrison Gray, che allora aveva sessantacinque anni: come poteva essere così forte? Facile – qualcuno spiegò – è così vecchio che ha già visto passare tutte le combinazioni di carte; ora le sta giocando per la seconda volta e se le ricorda (riportato da Carl’Alberto Perroux, Capitano dell’Italia).

Nel viaggio verso Bali qualcuno ha trovato inciampi; una cittadina israeliana che risiede negli USA e gioca per una squadra americana ha dovuto aspettare a Singapore il visto per entrare in Indonesia. Queste attese talvolta si verificano nella storia, accadono anche ai re: fu Enrico IV, tedesco della dinastia Salia, quello che nel febbraio del 1077 dovette rimanere in ginocchio per tre giorni, sotto la neve, davanti al Castello di Matilde di Canossa. A Singapore, almeno non nevicava.

Tre squadre, invece, non sono riuscite a raggiungere l’Indonesia: sono le squadre israeliane femminile e senior, ritirate per ragioni analoghe, e Giamaica, cui è stato impedito di andare a causa di una delle norme più stupide della WBF. Queste storie sono raccontate in: “Bali 2013: I casi di Giamaica e Israele” (clicca qui >>).

C’è Bob Hamman in Senior Bowl; il più forte dei giocatori viventi (e probabilmente il più forte di tutti i tempi), ha mancato la qualificazione alla Bermuda Bowl. Questa persona potrebbe essere un fattore vincente non solo per la sua squadra, ma anche per quella Open e Femminile, come consigliere. La sua personalità, la sua riconosciuta autorità potrebbero sostenere e rafforzare l’impegno dei capitani.

Nella Venice Cup indicare una favorita è difficile per davvero: la Francia è detentrice del titolo 2011, ma l’Inghilterra l’ha battuta nell’europeo del 2012 e nei World Bridge Game del 2010 (le ex olimpiadi). E c’è l’Indonesia, seconda nel 2011, e le due americane, Sonsini e Westheimer, e ancora bisogna fare i conti con la Cina, e con la Turchia, terza forza in Europa. Questa Venice Cup appare essere la più forte mai disputata, e questo rende viepiù dolorose le assenze di Israele e Giamaica.

L’ingegnosità di Siniscalco. L’Italia vinse il campionato europeo del 1951, perciò fu nostro diritto sfidare gli USA, detentori del titolo. Gli americani che vennero a Napoli erano Howard Shenken, John Crawford, B. Jay Becker, Samuel Stayman, George Rapee, e Julius Rosenblum. Gli italiani erano Eugenio Chiaradia, Augusto Ricci, Pietro Forquet, Guglielmo Siniscalco, Paolo Baroni, e Mario Franco. Una mano fu la seguente:

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Shenken attaccò picche; Siniscalco esaurì i semi neri, riducendo Shenken a tenere KJ e K10, quindi batté l’asso di cuori e giocò piccola cuori, mettendolo in presa e obbligandolo a uscire sotto il re di quadri, quindi mantenendo il contratto. All’altro tavolo Stayman e Rapee si erano fermati a 3NT. Questa mano è riportata da Henry Francis e Brian Senior nel loro bel libro “The Bermuda Bowl best deals” (Le più belle mani della Bermuda Bowl, 1999 Five Ace Books, England. Il libro non è tradotto in italiano, ma è scritto con molta chiarezza ed è comprensibile anche con una modesta conoscenza dell’inglese). Gli autori ammettono che la licita degli italiani non gli era chiara; cerchiamo ora di spiegarla.

L’apertura 2era naturale nell’intervallo di punteggio 11-16 (l’apertura forte era 1♣); il contro di Forquet mostrava appoggio, ma c’erano problemi. In generale, ogni chiamata a NT nel Fiori Napoletano, il loro sistema, doveva garantire il fermo nei colori non nominati; inoltre, quando la licita arrivava a livello tre nel minore, un nuovo colore indicava fermo (o rovescio). Ora: il contratto appartiene alla linea dell’apertore, questo è chiaro, ma il contro di Forquet era forcing a manche? (come in effetti era), oppure era solo invitante, come 2♣-3♣ senza interferenza? E avendo Shenken mostrato tre colori, e potendo passare, era ancora valido il principio di dare i fermi? Ho chiesto allo stesso Siniscalco.

– A dire il vero – ha replicato – non ricordo questa mano. Ma non avevamo accordi per una situazione del genere, e penso che 3 qui debba chiedere il fermo. Ma perdemmo: gli americani furono grandi, ci stracciarono.

– Sì, vinsero loro, ma dopo…

– Dopo studiammo tutte le mani di quell’incontro, con la guida di Eugenio Chiaradia, il Professore…

– Signor Siniscalco, perché chiamavate “Professore” Chiaradia?

– Perché era professore di filosofia di liceo. Chiaradia analizzò queste mani, e molte altre, individuando e correggendo gli errori del sistema e mostrandoci i nostri personali. Sette anni dopo vincemmo di nuovo il campionato europeo e andammo a New York…–

…Dove cominciò la leggenda italiana. Siniscalco giocò a New York 1957; a Como 1958, e di nuovo a New York 1959, le prime tre vittorie italiane. Dopo dovette ritirarsi per impegni di lavoro (è ingegnere civile); si trasferì da Napoli a Bari, perdendo contatto con i compagni di squadra.

Grazie, Guglielmo.

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Paolo Enrico Garrisi

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