Bali 2013: I casi di Giamaica e Israele

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Paolo Enrico GarrisiCominciamo dal principio. Ai fini dell’organizzazione delle competizioni internazionali, il mondo del bridge è diviso in otto zone geografiche; ogni zona seleziona da una a sei nazioni che competeranno nei campionati mondiali per squadre nazionali, disputati negli anni dispari.

Questi campionati sono la Bermuda Bowl, open; la Venice Cup, riservata alle donne, e la D’Orsi Bowl, chiamata anche Senior Bowl, per anziani dai sessanta in su. Sia i tornei zonali sia i campionati sono regolati dalla World Bridge Federation (WBF). I campionati open e femminile hanno preso il nome dalla località in cui furono disputati la prima volta: 1950 Bermuda, 1974 Venezia. La Senior Bowl è così chiamata in omaggio al brasiliano Ernesto D’Orsi, ex presidente della WBF. La zona più “povera” in termini d’iscritti è la quinta, America Centrale e Caraibi, che invia una sola squadra; tutte le sue Organizzazioni Nazionali (National Bridge Organisations, NBO), messe insieme hanno solo 1400 giocatori. La Giamaica, che ha vinto lo zonale del 2013, ha solo quarantadue iscritti. La più “ricca” secondo questo standard è la Zona 1, che seleziona le sei migliori squadre di ogni categoria mediante lo stesso Campionato Europeo.

Questo è il quadro delle qualificate per la Venice Cup – Campionato Mondiale Donne – che si terrà dal 16 al 29 settembre a Bali in Indonesia, insieme ad Open e Senior:

Zona 1. Europa: Inghilterra, Francia, Turchia, Olanda, Polonia, Svezia (non Israele)

Zona 2. Nord America: Canada, USA1 (Sonsini), USA2 (Westheimer)

Zona 3. Sud America: Brasile, Argentina

Zona 4. Asia e Medio Oriente: India, Pakistan

Zona 5. America Centrale e Caraibi: Guadalupa (non Giamaica)

Zona 6. Asia e Pacifico settentrionale: Giappone, Cina, Filippine

Zona 7. Pacifico Meridionale: Australia, Nuova Zelanda

Zona 8. Africa: Sud Africa, Egitto

Ventuno squadre in totale, più l’Indonesia che è Paese Ospitante. E altrettante in Bermuda e Senior Bowl.

Il numero delle squadre qualificate di ogni zona dipende dalla forza bridgistica quale è espressa dal numero di giocatori iscritti; l’Europa ne ha 400.000, il Nord America 160,000, Sud America 4,400, Asia-Pacifico 71,000 (6); le altre zone ne hanno meno di 10.000. Quando una NBO si è qualificata ma non può andare per circostanze impreviste, il diritto di partecipazione passa alla NBO piazzata dietro nella stessa zona. Quando nessuna squadra di quella zona può sostituire quella ritirata viene chiamata una della Zona 1, Europa, la più ricca di giocatori. Quando si ritira una seconda squadra, della stessa zona o di un’altra, il diritto di sostituire passa alla Zona 6, Asia e Pacifico Settentrionale, la più ricca in popolazione. Le regole che dividono il mondo in zone si prefiggono due obiettivi: dare a tutte le nazioni la possibilità di partecipare, anche alle più povere, e selezionare le migliori tra esse.

E’ evidente come le Regole delle Zone, a ragione dei principi d’eguaglianza impliciti in esse, debbano essere quelle prevalenti in materia di qualificazione ed eleggibilità; non è per caso che quasi tutti gli sport, dal calcio agli scacchi, seguano gli stessi criteri. E’ anche evidente che ogni ulteriore disposizione sulla stessa materia deve essere congrua alle Regole delle Zone, o almeno non in contraddizione con esse.

Nel 2008 la Federazione Mondiale di Bridge (World Bridge Federation, WBF), emise una nuova regola: solo le NBO che avevano partecipato ai Giochi Mondiali di Bridge (World Bridge Games), prima chiamati Olimpiadi e tenuti negli anni bisestili, potevano partecipare alle due edizioni successive dei Campionati Mondiali. Potevano egualmente partecipare ai Campionati le NBO che mancavano i Giochi Mondiali ma partecipavano alle Serie Mondiali (World Bridge Series), tenute negli anni pari non bisestili. In forza di questa regola tutte le nazioni – o più esattamente le loro Federazioni (NBO) – devono partecipare ad un evento supplementare, quindi anche un viaggio in più, per potersi poi qualificare nei zonali. In conseguenza di ciò, la squadra femminile della Giamaica, una nazione che con i suoi quarantadue iscritti non si poteva permettere di mandare una squadra ai World Bridge Games né alle World Series, ha perso il suo diritto di partecipare alla Venice Cup, e la Guadalupa, seconda qualificata, è subentrata in sua vece. Sebbene la regola non sia nuova, i suoi effetti non erano diventati evidenti finora, anche perché tutte le nazioni più ricche mandano sempre una squadra negli altri eventi, sono importanti, mentre quelle più povere raramente si qualificano, oppure, essendo consapevoli di non essere eleggibili, neanche partecipano allo zonale.

L’abolizione della regola del 2008, che consentirebbe alla Giamaica di andare, com’è nei suoi diritti, non dovrebbe negare alla Guadalupa di andare anche lei; la cattiva nuova regola ha creato aspettative e stabilito diritti che non possono essere revocati con la sua cancellazione. In ogni caso, che la Guadalupa vada da sola o che ambedue partecipino, ne potrebbe essere condizionato il risultato del Campionato. Vediamo perché.

Il bridge è gioco statistico: la squadra più debole può battere la più forte, anche se in un solo incontro. Sarebbe una vittoria inutile per la prima, la stessa statistica gliene negherebbe altre, ma può compromettere le prospettive della seconda. Si può quindi concludere che ogni modifica che indebolisce lo schieramento delle squadre originariamente qualificate dagli zonali può alterare l’evento. Bisogna ammettere che la Guadalupa ha poche possibilità di rovinare le prospettive di una squadra forte, ma la sua presenza rimane ingiustificata, una violazione tecnica non necessaria.

Nella Zona 1, Europa, due grandi nazioni hanno mancato di qualificarsi per la Venice Cup: la Germania, che si è piazzata solo 14a , e l’Italia, giunta 9a. Negli ultimi venticinque anni la Germania ha avuto una grande squadra guidata da Sabine Auken e Daniela von Arnim; i suoi cattivi risultati dipendono dal fatto che quella meravigliosa coppia non gioca più per la sua Nazione. L’Italia non ha grandi coppie come quella tedesca, né ha campionesse come Catherine Saul D’Ovidio (Francia, detentrice del titolo mondiale 2011), o Nicola Smith Gardener (Inghilterra, Campionessa Europea 2012), ma la nona posizione non è appropriata per una Nazione le cui donne una volta erano regine d’Europa. La terza qualificata, dietro Inghilterra e Francia, è la Turchia, le cui giocatrici sono Asli Acar, Vera Adut, Belis Atalay, Serap Ellialti, Ozlem Oymen, Dilek Yavas. Le donne Turche sono una nuova forza che ha anche preso il quarto posto ai World Bridge Games del 2008, dietro Inghilterra, Cina e Usa, e davanti alla Francia. Olanda e Polonia, quarta e quinta in Europa, potrebbero avere qualcosa da dire, ma la loro vittoria sarebbe inattesa.

Israele era sesta nella Zona 1, ma non andrà a Bali a causa di problemi di sicurezza e col visto. L’Indonesia, che non riconosce lo Stato d’Israele, non ha formalmente negato il visto alle donne israeliane; ha però preteso che non giungessero direttamente da Israele, ma via Bangkok o Singapore, ed anche che pagassero il viaggio a due funzionari Indonesiani verso una di quelle due città, dove – forse, io aggiungo – i visti sarebbero stati concessi. C’era anche un altro problema: la Federazione Israeliana aveva chiesto di discutere delle misure di sicurezza per proteggere le giocatrici, senza avere alcuna risposta; perciò si sono ritirate. Il ritiro d’Israele è stato un atto della stessa Israele, ma questo atto era necessario a causa del problema dei visti e della sicurezza. L’aggettivo “necessario” è mio; se è vero quanto è stato scritto da by Eitan Levy (1), presidente della Federazione Israeliana, e da Gianarrigo Rona, presidente della WBF, il ritiro d’Israele era divenuto necessario.

La Svezia si era piazzata settima, così quando Israele si è ritirata è stata invitata lei, che ha prontamente accettato. La Svezia ha ben poche possibilità di vincere, ma è forte abbastanza da poter rovinare il campionato di una favorita. L’alterazione tecnica causata dallo scambio Guadalupa – Giamaica era probabilmente solo teorica; la Svezia, invece, ha le “qualità” per rivoluzionare l’intero campionato. Il solo risultato che garantirebbe che non sia stato modificato nulla sarebbe la sua stessa vittoria; se così fosse, si può concedere che sia stato il destino a combattere contro le Regole della Zona per ripristinare la giustizia.

C’è stato un altro ritiro nella D’Orsi Senior Bowl: La Zona 3 aveva qualificato Brasile ed Argentina, ma la seconda si è ritirata per alcune difficoltà, non politiche e neanche causate da regole erronee. Il ritiro dell’Argentina, una squadra forte, potrebbe avere effetto sul risultato della Senior Bowl, ma non c’è violazione delle Regole di Zona, è solo un fattore statistico naturale. Deve però essere sottolineato che le loro ragioni non appaiono convincenti: i loro problemi erano preesistenti rispetto al torneo zonale in cui si erano qualificati (2).

Nessuna delle nazioni sudamericane ha accettato di sostituire l’Argentina, quindi la WBF ha chiesto alla pima seniors non qualificata d’Europa di sostituirla, secondo le Regole di Zona. Era di nuovo Israele. Non c’era ragione di sperare che i seniores avrebbero ottenuto i visti e le informazioni sulla sicurezza che erano già stati negati alle donne, ciononostante hanno chiesto alla WBF di mettersi in contatto con la Federazione Indonesiana. Roland Wald, un giornalista danese accreditato, ha riportato su Bridge Winners che…

“…La WBF ha risposto che sarebbe stato impossibile avviare un dialogo sulla sicurezza con l’Indonesia…” (3)

Così si è ritirata anche la squadra israeliana seniores. Dietro Israele veniva l’Olanda, che ha accettato. Siccome l’Olanda è abbastanza forte da alterare i risultati di squadre favorite, ecco che anche la credibilità della D’Orsi Senior Bowl s’è involata come quella della Venice Cup (a meno che gli olandesi non vincano, naturalmente).

Ci sono stati molti commenti quando il mondo è venuto a sapere delle donne israeliane. Alcuni di questi commenti sono pro Indonesia, obiettando che non c’era stato formale rifiuto dei visti, ma la maggior parte sono di protesta contro l’esclusione, e richieste di spiegazioni al presidente della WBF, Gianarrigo Rona. Qui deve essere detto che Laura Camponeschi, fondatrice di Neapolitan Club online magazine, aveva scritto alla Federazione Indonesiana chiedendo una replica a quanto scritto dal presidente della Federazione Israeliana, Eitan Levy, sulla faccenda dei visti e della mancanza di risposta sulla sicurezza, ma senza avere risposta.

Una risposta alla fine è arrivata da Rona. Prima di tutto ha chiarito che non c’erano problemi coi visti, giacché Israele aveva convenuto di pagare il viaggio a due funzionari Indonesiani verso Bangkok o Singapore, nel cui consolato i visti sarebbero stati concessi.

Qui è necessario un appunto sulla vexata quaestio dei visti: è vero che Israele aveva accettato l’obbligo di questo pellegrinaggio, ma non c’era alcuna garanzia che i visti sarebbero stati rilasciati: un visto è molto più di una formalità, anche tra nazioni in rapporti amichevoli. Tuttavia ammetto che la burocrazia può aver bisogno di certi girotondi, così supponiamo che i visti alla fine sarebbero stati garantiti.

Sulla sicurezza Rona ha scritto:

“Io non so quale genere di garanzie supplementari avesse chiesto la Federazione israeliana, oppure se, come ha scritto Eitan, non abbia avuto l’opportunità di chiedere, e posso capire il loro rincrescimento, ma conoscendo i nostri amici indonesiani sono sicuro che hanno fatto tutto quello che era necessario per assicurare la partecipazione e la sicurezza della rappresentativa Israeliana, come tutte le altre rappresentative a Bali” (4)

Ma più tardi – come appunto riportato da Roland Wald, sui seniores – Rona ha scritto che era impossibile contattare gli Indonesiani. Le due affermazioni appaiono contraddittorie. Se nel caso delle donne Rona era sicuro dell’affidabilità dei suoi amici indonesiani, perché mai avrebbe dovuto tentare di ricontattarli per i seniores? A loro non si applicava la stessa affidabilità? La contraddizione probabilmente è solo apparente; il documento originale sui seniores, che non ho visto, potrebbe spiegarla.

Un lieto fine per le donne israeliane è arrivato in modo inaspettato. È stato George Jacobs (5), presidente della Federazione Americana (United States Bridge Federation, USBF), che ha dato l’annuncio: la squadra israeliana era stata invitata allo SportAccord che si terrà a dicembre in Cina. SportAccord è un torneo annuale ad inviti organizzato dale federazioni degli sport della mente. Del bridge, il sito ufficiale dice:

“…I migliori giocatori e le migliori giocatrici (Top players), sono invitati a competere come squadre, coppie e individui per attraenti premi in denaro”

I premi in denaro sono molto più che attraenti, 250.000 dollari. Vi parteciperanno quattro squadre open e quattro femminili, tre coppie per ogni squadra; le nazioni già invitate sono Cina, USA, e la vincitrice della Venice Cup in Indonesia. Le quattro squadre che furono invitate nel 2012 erano Cina, USA; Francia, vincitrice della Venice Cup 2011, e Inghilterra, campionessa europea. Il che significa che una squadra la cui forza è sufficiente solo ad essere sesta in Europa, cioè Israele, sostituirà Francia o Inghilterra.

Sono due le squadre femminili che in questo momento possono essere dette le più forti del mondo. Sono Francia, campionessa del mondo in carica: Veronique Bessis, Benedicte Cronier, Catherine D’Ovidio, Daniele Gaviard, Joanna Neve, Sylvie Willard, e Inghilterra, detentrice del titolo europeo: Sally Brock, Fiona Brown, Heather Dhondy, Nicola Smith, Nevena Senior, Susan Stockdale (7).

Le donne inglesi non solo hanno battuto la Francia nel 2012, ma hanno anche vinto i World Bridge Game del 2008 e 2012. Deve anche essere notato – lo dico senza alcuna intenzione di fare dell’umorismo – che è stato grazie alla partecipazione ai World Bridge Games, non necessariamente alla loro vittoria, che le inglesi sono state ammesse a giocare a Bali, salvandosi dall’esclusione che è invece toccata alla Giamaica. Un’altra dimostrazione del conflitto tra le Regole di Zona e la nuova disposizione del 2008.

Cos’è SportAccord? Perché invitano solo i più forti, e li pagano così profumatamente? Il fatto è che questo evento vuole essere una mostra dei migliori, uno show per diffondere e rendere popolari gli sport che vi partecipano. I giocatori devono essere i migliori; lo scopo, e la speranza, è di allargare il campo dei tifosi e, il traguardo più ambito, entrare nelle olimpiadi propriamente dette.

E’ in gioco un obiettivo molto importante, e neanche i titoli sono sufficienti per esservi invitati: nel 2012 fu invitata l’Italia, che non aveva vinto né il titolo Europeo né quello mondiale; però i suoi giocatori, Bocchi, Duboin, Lauria e Versace, sono conosciuti anche da chi non gioca a bridge.

SportAccord è per pochi, solo i gioielli vi possono essere esposti. Israele è una buona squadra, ma non un gioiello; è probabilmente non meglio che dodicesima tra le squadre femminili del mondo: settima in Europa, è superata almeno da Cina, da tre squadre americane e dall’Indonesia. A proposito, questa è la squadra femminile Indonesiana: Rury Andhani, Lusje Ola Bojoh, Suci Amita Dewi, Kristina Wahyu Murniati, Conny Sumanpouw, Julita Grace Tueje. Nella Venice Cup del 2011 arrivarono seconde, battute solo dalla Francia.

 

All’inizio di agosto le cose erano a questo punto:

1) L’Inghilterra o la Francia avevano perso la possibilità di essere invitate a SportAccord. Qui non è stata violata nessuna regola, è solo insensatezza.

2) Il diritto della Giamaica di giocare la Venice Cup è stato violato da una regola sbagliata.

3) La squadra femminile e quella seniores d’Israele non hanno avuto il visto per entrare in Indonesia. Le donne sono state invitate a SportAccord come premio di consolazione o qualcosa del genere; i seniores non sono stati ancora consolati.

A causa delle irregolarità nei punti due e tre, e come indiretta conseguenza di essi, i Campionati femminili e seniores, e massimamente SportAccord, hanno quasi completamente perso il loro significato tecnico. Svezia e Guadalupa nella Venice Cup, l’Olanda nei seniores, e Israele in SportAccord  sono come i cavoli a merenda.

Questo caos potrebbe avere conseguenze disastrose. Il bridge non è il calcio. Il calcio, per portare un esempio, è capace di sopravvivere ad ogni genere di scandali: c’è il doping dentro, la violenza, il razzismo, la droga, la corruzione, e nonostante tutto questo i tifosi ancora pagano per guardarlo negli stadi, o seduti davanti alla TV, bevendo e masticando. E’ necessario capire la differenza tra il tifoso di calcio e quello del bridge: chiunque può cogliere la bellezza di un dribbling o di un salvataggio in tuffo, ma solo una persona abile non molto meno di chi lo esegue può apprezzare un colpo di bridge. Ne segue che se il bridge vuole ampliare la platea dei suoi sostenitori, deve educarli. Ogni sbaglio nelle sue regole o violazione di esse costerà caro nella moneta della credibilità, deviando altrove quelle persone che altrimenti avrebbero voluto avvicinarsi a noi.

Prima di proseguire occorrono due precisazioni. La prima: non sono i giocatori che scelgono se andare o no a questi tornei. Hanno deciso le federazioni, Svedese, Olandese, Israeliana, e i giocatori hanno dovuto obbedire. La seconda: Israele non è adatta per SportAccord, ma è comprensibile la buona volontà dei presidenti USBF e WBF, Jacobs e Rona, di compensare le giocatrici per quanto era successo, e deve essere apprezzata. Ma potevano essere invitate in eventi più adatti a loro. Per esempio le World Series del 2014, o i campionati americani d’autunno. E che dire del nuovo grande evento, il Torneo Internazionale a Squadre Angelini Città di Roma? (11-13 ottobre. Gente, è Roma!).

Un raggio di sole ha squarciato nuvole tempestose ed è entrato nella storia all’inizio di agosto. All’inizio era offuscato da una nuvola anche più grande e scura delle altre: una cittadina israeliana che vive negli USA e gioca per la squadra americana aveva anche lei problemi ad ottenere il visto (non occorre dire chi fosse: in pochi giorni la povera donna è stata citata più di Ely Culbertson durante la Battaglia di Bridge del Secolo). Invece la cattiva notizia presto si è trasformata in una molto buona: il visto è stato concesso, e senza tappe nell’Estremo Oriente. L’esito di quest’ultimo problema, esito felice e ragionevole, dimostra che tutti i problemi potevano essere risolti. Ora si è visto che entrare in contatto con le autorità indonesiane ed essere ascoltati da loro non era impossibile.

L’ora è tarda, ma ci sono ancora vie per mettere le cose a posto e riparare i danni causati dalla tempesta. Anzitutto bisogna abolire la cattiva regola, è facile da fare, e non ci sono ragioni per non farlo: la Giamaica deve poter andare in Indonesia.

Per quanto riguarda il problema di Israele, la WBF dovrebbe contattare i ministri indonesiani competenti, degli interni e degli esteri, ed il presidente della Federazione, che è anch’egli ministro.

Le ragioni per tentare questi contatti sono meno ovvie di quello che possono sembrare: è possibile che tutto sia nato da un errore di burocrati indonesiani. Forse qualche impiegato ministeriale è arrivato ad un’erronea conclusione: “Noi non riconosciamo Israele, perciò non dobbiamo avere a che fare con loro, né sui visti né sulla sicurezza”. O forse è stato un equivoco dovuto alla lingua, sempre possibile quando persone non britanniche devono parlare inglese: sono cose che succedono anche agli anglofoni nativi. Racconta Winston Churchill che, nei primi giorni dell’incontro anglo-americano avvenuto alla fine di dicembre 1941…

“…Lo staff britannico aveva preparato un documento su una questione di grande importanza ed urgenza, e avevano raccomandato ai loro colleghi americani di ‘intavolarlo’ [table it]. Per gli americani, invece, ‘intavolare’ significava metterlo in un cassetto e non pensarci più. Occorse una lunga ed aspra polemica prima che da ambedue le parti si realizzasse che erano d’accordo sulla questione e volevano la stessa cosa.”

Forse qualcuno in Indonesia ha pensato che il problema d’Israele dovesse essere “intavolato” alla maniera americana invece che a quella britannica.

È Gianarrigo Rona, naturalmente, che dovrebbe mettersi in contatto, e farlo con la massima determinazione e con la massima fiducia nell’autorità della WBF che egli stesso rappresenta: Israele deve andare in Indonesia; è ancora possibile che vada e non ci sono alternative. Se questo non avvenisse, lo stesso Churchill si sarebbe accigliato:

“Io non ho dubbi che ci siano tutte le spiegazioni per questo fallimento, ma fallimento rimane”.

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Paolo Enrico Garrisi

Note

(1) Leggi le dichiarazioni di Eitan Levy: clicca qui >>

(2) Leggi le dichiarazioni di Roberto Vigil (vicepresidente federazione argentina – ABA): clicca qui >>

(3) Le dichiarazioni di Roland Wald sono riportate in nota nel già citato articolo sul ritiro dell’ Argentina: clicca qui >>

(4) Leggi le dichiarazioni di Giananrigo Rona: clicca qui >>

(5) Leggi le dichiarazioni di George Jacobs: clicca qui >>

(6) Errata corrige. Nell’edizione originale del testo si leggeva “Sud America 71,000, Asia-Pacifico 47,000 “. Le cifre erano chiaramente errate. Il totale dei giocatori sudamericani è inferiore a 5000; è la Zona Asia-Pacific che ne ha 71,000. clicca qui >>

(7) Errata corrige. Nell’edizione originale del testo avevamo riportato solo cinque delle sei giocatrici inglesi che andranno a Bali; ci era sfuggita Nevena Senior, infatti. Inoltre avevamo riportato la formazione della Francia che è stata iscritta alla Venice Cup 2013 in Bali invece dei nomi delle vincitrici della Venice Cup 2011. Ci scusiamo per gli errori e ringraziamo i lettori che ci hanno prontamente segnalato queste inesattezze.

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