Agus si racconta – intervista ad Agustin Madala (Parte Prima)

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Agustin Madala a 23 anni Lei è diventato campione d’Europa con la prestigiosa nazionale italiana: ci racconta l’effetto che fa? Be’, direi che è sicuramente una cosa molto piacevole. Anche se  ho vinto in passato 2 Campionati Sudamericani con la nazionale Argentina, direi che questo trionfo azzurro spicca senza alcun dubbio su tutti gli altri. Non è stato un campionato semplice e la formula non ci ha dato dei grossi vantaggi sugli avversari come era succeso in passato, quindi la considero una vittoria molto importante: sia per me che per l’Italia.

Lei era la grossa novità del Team azzurro e tutti gli occhi son stati naturalmente puntati su di Lei: si è sentito sotto esame?

Non avevo dubbi sul fatto che sarei stato sotto esame. Questi Europei sono stati una prova molto importante ma sinceramente sono stato sotto esame per gli ultimi 5 anni, cioè da quando Madame Lavazza ha avuto l’ idea di farmi giocare nella sua squadra. Oramai sono abituato ad avere gli occhi puntati su di me e non è una cosa che mi dispiace particolarmente. Comunque questo ultimo campionato europeo è stato accompagnato da molte controversie e, pertanto, credo  sia stato l’esame più difficile della mia vita. Devo ammettere che la fiducia che mi hanno datto tutti quanti a Ostenda mi ha fatto sentire più tranquillo con il passare dei giorni. Non trovo davvero le parole per ringraziare tutta la squadra per il trattamento che mi ha riservato cosi come vorrei ringraziare tutti gli Italiani con cui ho avuto occasione di parlare su BBO durante i miei turni di riposo. Mi hanno fatto sentire veramente tranquillo e mi hanno appoggiato in tutti i momenti in cui ne ho avuto bisogno.

Le polemiche che hanno accompagnato l’esclusione dei Fantunes dalla nazionale italiana Le hanno in qualche modo dato fastidio?

Io non sono un polemico, quindi cerco di non farmi coinvolgere nelle polemiche. Penso che se ci hanno dato la chance di giocare è soltanto perchè Norberto ed io ce la siamo meritata con le nostre prestazioni ed i risultati. Cerco di pensare solo a noi due, di continuare a lavorare per guadagnarci il posto in nazionale: se poi giochiamo con Claudio e Fulvio e altri 2, oppure con gli altri 4 (Versace-Lauria Duboin-Sementa) fa lo stesso. Se anche qualche volta rimarrà fuori la nostra coppia (Bocchi-Madala) per far giocare gli altri 6, sarò dispiaciuto personalmente ma significherà che bisogna lavorare meglio.

Se Lei fosse il Commissario Tecnico della Nazionale Italiana, quale formazione porterebbe ai prossimi Mondiali? E perchè?

Guardi…. io sono un giocatore, e gioco. Penso che non saprei assolutamente cosa fare al posto del C.T.  Il nostro C.T ha il tempo per decidere chi siano quelli che meritano la chance di andare, valutando tutti gli aspetti.

Ci parli del suo rapporto con Norberto Bocchi, al tavolo da gioco e fuori dal tavolo.

Norby ed io ci conosciamo ben da 10 anni, e da 5 ormai giochiamo nella stessa squadra: siamo compagni da gennaio 2008. Siamo sempre stati molto amici e non abbiamo mai avuto a che dire al di fuori dall’ ambiente del bridge. Per quanto riguarda il bridge abbiamo discusso migliaia di volte così come ho discusso con Lorenzo Lauria, Giorgio Duboin, Antonio Sementa, Alfredo Versace, Guido Ferrari, Claudio Nunes, Fulvio Fantoni e … con tutti quelli con cui ho giocato sia insieme che contro. Da quando siamo compagni, Norby ed io abbiamo accentuato il nostro buon rapporto sia dentro che fuori dal tavolo. Le litigate o le cose che possiamo trovare da ridire sono poche, ma siamo esseri umani e una volta ogni tanto tocca anche a noi discutere! Comunque definerei il nostro rapporto attualmente davvero eccellente.

Il mio amico Jan van Cleef ha avuto modo di osservarvi durante il torneo di Copenhagen e mi ha raccontato che parlavate moltissimo al tavolo: ma non riusciva a capire che cosa vi dicevate. In che lingua parlate Lei e Norberto: italiano o spagnolo? E che vi dicevate?

100% Italiano. Se poi siamo in una compagnia spagnola o argentina certamente possiamo adottare lo spagnolo. In relazione a quello che diciamo al tavolo, si tratta sempre di argomenti inerenti al sistema: molte volte capitano delle sequenze nelle quali troviamo dei buchi o degli spazi licitativi di cui approfitfare, allora al tavolo ci diciamo qualcosa per poi non dimenticarci. A volte parliamo del significato di una carta specifica per sapere se c’eravamo capiti bene.

E con gli altri compagni di squadra, che rapporti ci sono? In particolare, lei ha vissuto un anno a casa di Giorgino Duboin: ci racconta qualcosa?

Be’, parlando dei miei compagni di squadra, ho giocato un anno insieme a Tony (Sementa), un altro con Guido (Ferraro) e 3 anni con Norby. E come dice lei ho anche vissuto quasi un anno a casa di Giorgino. Direi che ho un rapporto eccezionale con tutti quanti, mi hanno sempre accolto a casa loro come se fosse la mia dal primo momento in cui sono arrivato. Mi hanno aiutato con la lingua italiana, e mi hanno aiutato anche molto a vivere i primi 2 anni a Torino: è stato molto difficile per me … avevo soltanto 20 anni e sono stato 2 anni senza famiglia nè amici,  ma devo dire che tutti i miei compagni si sono dimostrati innanzi tutto Amici (con la ‘a’ maiuscola!) e poi anche una vera famiglia. Con Alfredo Versace e Lorenzo Lauria ho giocato solo una volta insieme, e sono stati molto carini tutti e due. Comunque conosco entrambi da ormai 10 anni e abbiamo avuto sempre un rapporto di amicizia. Lorenzo mi ha regalato nel 2004 la sua medaglia d’oro vinta alle olimpiadi di Istanbul e da quel momento siamo sempre stati molto molto amici e ricevo spesso i suoi saggi consigli sul comportamento. In quanto ad Alfredo, ogni volta che vengo a Roma troviamo dei momenti per vederci, con tutta la famiglia, e ci divertiamo molto anche a parlare di bridge.

Sul sito del suo amico Fernando Lema ho visto una foto in cui Lei teneva in braccio una bellissima bambina…. ci dice qualcosa della sua famiglia?

La mia bambina, Juana, cresce troppo, ormai ha 2 anni e qualche mese… io vorrei riportarla indietro a quando aveva solo un anno e che restasse così per tutta la vita! Ormai parla molto e non la si può assolutamente fermare. Dice molte cose in italiano, a dire il vero nel “suo” italiano, ma impara in fretta ed è molto vivace. Il suo gioco preferito sono le carte! (sorride n.d.r.) In quanto a mia moglie, Barbara, sono ormai 4 anni che stiamo insieme e andiamo molto d’accordo: un po’ come ho detto prima per le coppie nel bridge, siamo anche esseri umani e ci può capitare di avere degli alti e dei bassi nella relazione, sopratutto quando uno dei due sta fuori casa e addirittura in un altro continente per ben più di 150 giorni all’anno. Barbara ha altri due bimbi (Sofia di 10 anni e Tomas di 8 anni) che vivono con noi. Anche se convivere in tanti non è mai semplice, sono molto felice ed è un periodo molto buono per noi cinque.

Credo che suo padre, Adolfo, sia stata una figura determinante per la sua carriera bridgistica: ce ne vuole parlare?

Mio padre è stato senza alcun dubbio determinante: da quando decise di insegnare il Bridge a me e a mio fratello (che si chiama Adolfo anche lui). Mi ha accompagnato dal primo torneo a cui ho partecipato e continua a guardare ogni incontro su BBO a prescindere dall’orario o dall’importanza del torneo. Lui ha un carattere molto molto tranquilo dal quale avrei dovuto imparare meglio, purtropppo non sono riuscito ad imparare tutto da lui ma col passare del tempo sto cominciado a migliorare. Comunque sono stati determinanti anche mia madre (deceduta appena 15 giorni dopo il mio arrivo in Italia nel 2006) e mio fratello Adolfo: mi hanno appoggiato in tutti i momenti della mia carriera. Dopo la morte di mia madre e nei giorni molto difficili per me, mio fratello e mio padre sono stati veramente adorabili a mi hanno dato la forza per andare avanti nei momenti in cui pensavo proprio di non poterne più. E se parliamo della mia famiglia non posso dimenticare lo straordinario appoggio ricevuto da tutta la famiglia Lavazza e da tutti i miei compagni di squadra.

Lei è un argentino ma di origini italiane: quanto c’è di italiano e di argentino in Agustin Madala?

 Bene, mio nonno era Italiano e tutti i suoi fratelli come lui sono nati a Cuneo: direi che sono tanto italiano come argentino se parliamo di percentuali! (sorride n.d.r.)

Agustin, La ringrazio molto per la spontaneità e disponibilità che ci ha riservato. Spero di risentirLa presto per porgerLe dei quesiti più strettamente inerenti al bridge.

La ringrazio io per essere sempre così carina e amabile nei miei confronti. Spero anche io di risentirla molto presto.

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La seconda parte sarà pubblicata nei prossimi giorni.

(Sentiti ringraziamenti a Fernando Lema per le foto)

Laura Camponeschi

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